E le tradizionali botteghe invece soffrono Dopo 25 anni chiude Gioia in via di Cavana

Per nuovi lavori che nascono, ce ne sono altri, tradizionali, che vivono tempi difficili. Dopo 25 anni chiude il negozio di abbigliamento e intimo Gioia, situato al numero civico 11 di via di Cavana. Uno spazio d’altri tempi, che si prepara a salutare tutti entro la fine dell’anno.
Dietro il bancone c’è Gigliola Calzi, fin dal primo giorno, affiancata dal 2000 dalla figlia Giulia. «Purtroppo l’affitto aumenta – spiegano – e non riusciamo più a rientrare, tra costi e spese, quindi chiudiamo l’attività. Per me – dice Gigliola – inizierà la pensione, mentre Giulia dovrà cercare un altro impiego». Dispiaciuti i clienti, soprattutto quelli più affezionati, che da anni acquistano nel punto vendita. «Perché pur essendo in pieno centro – raccontano le due donne – viene considerato rionale. Ci sono molti anziani, che vengono da noi perché li aiutiamo a provare i vestiti con tranquillità, li consigliamo, e si fermano anche soltanto per parlare, per una chiacchierata insieme. Si sta cominciando a diffondere la notizia della chiusura e molti sono tristi». Anche perché alcuni prodotti ormai sono diventati quasi introvabili in altri negozi. «Pensiamo ai mutandoni lunghi, di lana, da uomo, che ancora alcuni anziani cercano, proprio in questi giorni ne abbiamo venduto un paio, o ancora alle vestaglie pesanti per l’inverno, che le signore utilizzano per stare a casa. Tutti capi che sono spariti ma che noi conserviamo perché la nostra clientela li vuole».
Da qualche giorno sono iniziati gli sconti su tanti prodotti, sconti che continueranno nei prossimi mesi, per svuotare il magazzino di tutta la merce presente, poi a fine anno le saracinesche di Gioia si abbasseranno per l’ultima volta. «Il proprietario dell’immobile ha aumentato l’affitto: sono le normali dinamiche di mercato. Non possiamo farci nulla, però non riusciamo a sborsare di più, c’è già la crisi che da qualche anno pesa, per le tasse e le tante spese che ogni attività deve sostenere. Non avremmo potuto farcela».
Restano i ricordi di un quarto di secolo trascorso in una delle zone più vivaci della città. «Quando abbiamo aperto non c’era ancora la pedonalizzazione, qui passavano le auto. Poi abbiamo visto un cantiere dopo l’altro per anni, però non ci siamo mai lamentate, si stava sempre bene, un’ottima posizione. I primi anni – sottolineano – sono stati sicuramente i più belli, sotto il profilo del lavoro ma più in generale tutto andava per il meglio. Il primo duro colpo è stato l’arrivo dell’euro. Noi, come molte altre categorie, abbiamo risentito subito del cambiamento, con guadagni nettamente inferiori a prima. Poi – proseguono – è arrivata l’inevitabile concorrenza e, come detto, sono cresciute le tante spese che i negozi devono sopportare».
Fuori, vicino all’ingresso dell’esercizio commerciale, una signora commenta la notizia dell’annunciata chiusura: «Ho appena saputo – dice –, vengo qui da sempre. Mi mancheranno la gentilezza e il sorriso di Gigliola e di Giulia, tornerò spesso a trovarle nei prossimi mesi. Peccato – aggiunge –, si perde un angolo speciale di Cavana».
A pochi metri di distanza si prepara a chiudere i battenti anche un altro punto vendita molto apprezzato sia dai triestini che dai turisti, Renditi Conto, tra oggetti d’arredo e restyling di mobili, in stile shabby chic. L’annuncio qualche giorno fa su Facebook: «Il nostro negozio – si legge – resterà chiuso dal 15 al 20 febbraio (oggi, ndr) e definitivamente dal 29 febbraio». Frasi seguite, anche in questo caso, da tanti commenti dispiaciuti da parte dei clienti. —
Mi.B.
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