E l’Inps vara la stretta antifurbetti

Sulle visite fiscali sembra si stia andando verso regole uguali per tutti. E dunque pure i dipendenti privati, così come già succede per i colleghi del settore pubblico, dovranno rendersi reperibili per sette ore al giorno in caso di assenza dal lavoro e non più soltanto per quattro come avviene ora.
La stretta, per il momento, è stata solamente annunciata (parola di Tito Boeri, presidente dell’Inps) ma nella sede triestina dell’istituto ci si attende che possa arrivare una circolare con precise disposizioni e conseguenti strumenti. A quel punto, fanno sapere gli uffici, «ci attrezzeremo e saremo in grado di partire».
Per adesso non resta che registrare le anticipazioni di Boeri, secondo il quale «non ha alcun senso che ci siano differenze tra il settore pubblico e quello privato». E dunque sembra scontato che si andrà all’allineamento verso l’alto delle fasce per le visite fiscali nel privato (attualmente dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19 mentre nel pubblico sono fissate dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18). L'armonizzazione delle regole, sempre a quanto sostiene Boeri, «potrebbe portare a risparmi significativi, a una gestione migliore dei medici e a controlli più efficienti».
Tutto il contrario di quello che pensano i sindacati. A livello nazionale la Cgil parla di «esternazioni inaccettabili», sottolineando che la materia è di competenza del legislatore e non dell’Inps, mentre la Cisl incenerisce «una forzatura che creerebbe solo confusione».
Anche in Friuli Venezia Giulia la sindacalista triestina Mafalda Ferletti, della segreteria regionale Cgil funzione pubblica, è più che perplessa: «Fatico a pensare che l’Inps possa gestire la partita delle visite fiscali sin qui in capo alle aziende sanitarie».
Osservazioni queste confermate dall’Anmefi, l’associazione nazionale medici fiscali che segnala come il budget 2015 e 2016 per le visite di controllo sia stato ridotto all’osso, con un taglio secco dai 50,6 milioni destinati prima del 2013 a 13,8 milioni, tanto da abbattere la frequenza delle verifiche: dal 15-20% sui certificati pervenuti al 3-4% dell’anno scorso.
L’unica buona notizia, se mai ci si arriverà, aggiunge ancora Ferletti, «è la possibile assunzione di nuovi medici». Quanto alle quattro ore di reperibilità nel privato che salgono a sette, «mi pare il solito fumo per non parlare di cose serie. Se un dipendente vuole truffare il datore di lavoro ci può riuscire indipendentemente dal numero di ore di reperibilità. Al contrario, chi si trova in malattia, pure da solo, non è nemmeno in grado di andare in farmacia a comprarsi i medicinali». (m.b.)
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