Ecco il teatro romano rifatto com’era

Vedere il teatro romano di Trieste completamente ricostruito, riportato allo splendore dell’epoca imperiale. Non è l’idea strampalata di qualche ottocentesco edificatore di rovine, ma il risultato raggiunto studentessa della facoltà di Architettura dell’università, Lisa Miniussi, nella sua avveniristica tesi di laurea: con l’aiuto del relatore, l’architetto Alberto Sdegno, e del correlatore, l’archeologo Paolo Casari, l’autrice ha dedotto la struttura originaria del teatro e l’ha ricostruita al computer in tre dimensioni. Ha ottenuto così un modello interattivo, che può essere proiettato ed esplorato in 3D tramite la realtà virtuale.
«Questa tesi è un esempio di come un sapiente incontro fra architettura, archeologia e informatica possa creare un modo nuovo di rapportarsi con l'antico - spiega il professor Sdegno - e di conseguenza anche un altro concetto di musealizzazione e di fruizione del monumento».
«L’evoluzione degli strumenti tecnologici ha permesso un diverso approccio alla conoscenza e documentazione del patrimonio architettonico ed archeologico in particolare - aggiunge Miniussi -. Le nuove tecnologie consentono infatti di ricostruire virtualmente il reale, mostrandone l’ipotesi interpretativa più credibile, senza intaccare i resti antichi».
Il teatro romano risale all’età giulio-claudia, e all’epoca della sua costruzione si trovava nelle vicinanze della linea di costa. La cavea, che poteva ospitare fino a 3500 spettatori, venne realizzata sfruttando il naturale pendio del colle. Nel corso del tempo l’edificio venne sottoposto ad atti di spoliazione e lasciato in abbandono, fino a diventare zona totalmente edificata. Gli studi del 1814 dall’architetto Pietro Nobile individuarono il teatro all’interno della tessitura urbana, ma solo durante gli scavi negli anni 1937-1938 venne riportato alla luce, subendo però numerosi e poco documentati interventi che ne hanno compromesso la corretta interpretazione.
Consultando gli studi realizzati nel corso del Novecento sulle rovine (come quello della professoressa Verzar-Bass), e paragonandoli con altre strutture teatrali meglio conservate in altre parti dell’impero, Miniussi ha realizzato una ricostruzione verosimile delle sembianze originali del monumento. Grazie al supporto dello studio Arsenal di Trieste, che opera nell'ambito della realtà virtuale, i disegni sono stati trasposti in tre dimensioni.
«La tecnologia più avanzata che è stata usata per comunicare questo progetto è la realtà virtuale - spiega Miniussi -. Questa consente la diffusione della conoscenza in modo immediato (non-mediato), quindi molto vicino alla percezione umana della realtà. Per rendere la visione ancora più vicina alla percezione umana il progetto viene proiettato in stereoscopia, sistema che con l’uso di occhiali con vetri polarizzati dà un senso di profondità alla scena».
L’ingegner Piero Miceu dello studio Arsenal commenta: «Questa è la seconda tesi a cui partecipiamo assieme all’ateneo, e una terza è in elaborazione. La facoltà di Architettura è interessata alla realtà virtuale non soltanto come strumento di comunicazione, ma anche di analisi e di studio».
La rappresentazione virtuale permette di vedere il monumento così come, verosimilmente, appariva ed era vissuto in epoca romana, lasciando intatti i resti antichi: «Molti progetti di conservazione dei beni culturali prevedono la presenza di strumenti tecnologici interattivi sui siti archeologici stessi - conclude Miniussi -. Se potessimo scegliere un utilizzo del nostro progetto ci piacerebbe che fosse proprio questo: uno strumento fruibile all’interno dell’antico sito, a tutela di esso, a disposizione di tutti».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo