Edifici come scatole vuote: colpa della crisi economica

A Ronchi gli esempi più evidenti sono rappresentati dal palazzo che ospitava il mobilificio Asquini e dall’ex sede di Dade Moto. Intanto l’ex essicatoio crolla
Di Luca Perrino
Bonaventura Monfalcone- Ex essicatoio-Ronchi dei Legionari-Foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone- Ex essicatoio-Ronchi dei Legionari-Foto di Katia Bonaventura

RONCHI DEI LEGIONARI. Pachidermi addormentati. Enormi scatole vuote. Assolto il loro compito e compiuta la loro storia, sono stati abbandonati a se stessi, hanno finito con il deteriorarsi, con l’essere sempre meno appetibili all’interno di un mercato immobiliare che fa cilecca. Grandi o piccoli edifici ormai fatiscenti o anche ridotti a cumuli di macerie. Anche a Ronchi dei Legionari, purtroppo, gli esempi non mancano e sono esempi di trascuratezza e di abbandono, brutti biglietti da visita che è difficile, oggi, cancellare. Testimonianze del passato, anche non propio remoto, che possono rappresentare validi esempi per identificare la situazione attuale. In “primis” l'essicatoio tabacchi di via San Lorenzo, di proprietà privata e dismesso ormai da una ventina d'anni. Dopo aver svolto la sua funzione originaria, esso venne trasformato in magazzino, ma poi le sue condizioni peggiorarono, tanto che ne fu consigliato l'abbandono. È stato transennato e da anni, periodicamente, si staccano pezzi di soffitto o delle pareti esterne. E anche la vegetazione si sta ormai impadronendo senza via di ritorno di questo colosso dell’architettura industriale del passato.

E brutti biglietti da visita sono quelli che s’incontrano all’ingresso nord di Ronchi dei Legionari. Si tratta, in particolare, dell'ex sede del mobilificio “Asquini” e dell'ex sede della concessionaria “Dade Moto” in via Redipuglia. Ex, purtroppo, in quanto le due attività sono chiuse ormai da alcuni anni. Da allora sono apparse le insegne “vendesi” o “affittasi”, ma sino a oggi nessuno si è fatto avanti. Si tratta di due costruzioni di una certa caratura. L'ex sede del mobilificio, poi, ha una storia lunga. Fu costruita negli anni Cinquanta e doveva diventare un albergo. Ma il progetto naufragò nel nulla e anzi per almeno un decennio quella costruzione rimase come una sorta di scheletro di mattoni senz'anima. Poi l'arrivo della famiglia Asquini e il trasferimento della propria attività da quel di Pieris. Alcuni mesi fa si parlò dell’interessamento di un gruppo industriale che avrebbe voluto insediarsi nella zona, ma nonostante i “rumors” non se n’è fatto nulla.

Ed è ridotta ad un cumulo di macerie la struttura che, lungo via 24 Maggio, da tutti viene conosciuta come la “Caserma”, perchè ospitò nel secolo scorso, un comando della finanza austroungarica. Abbandonata ormai da una ventina d’anni, l’ex caserma austroungarica che si trova all’incrocio tra via 24 Maggio e via San Vito. Anche in questo caso sembra difficile, se non addirittura impossibile, pensare ad un recupero ai fini edilizi. Il mercato immobiliare fa fatica ad andare avanti, specie se si tratta di grandi costruzioni che costringerebbero enormi esborsi di denaro per essere ristrutturate.

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