«Era mia moglie a gestire lo studio a lei devo tanto»

«L’artefice di tutto è mia moglie Neva. Gestiva a livello amministrativo lo studio, avviava le sviluppatrici a colori, le prime installate a Trieste. Realizzava le fototessere ai clienti... Devo...

«L’artefice di tutto è mia moglie Neva. Gestiva a livello amministrativo lo studio, avviava le sviluppatrici a colori, le prime installate a Trieste. Realizzava le fototessere ai clienti... Devo tantissimo a lei e alla sua determinazione e capacità». Adriano de Rota non fa mistero dell’aiuto ricevuto da sua moglie nella gestione di un’attività “familiare”.

Va aggiunto che negli anni seguiti al dopoguerra un’intera generazione di fotografi si è formata lavorando come apprendisti negli studi cittadini. Allievi di Adriano de Rota sono stati Fulvio Bronzi e Silvio Vuga, oggi titolari di “Attualfoto”; nello studio di Largo Barriera si è formato Renato Rizzo, prima divenuto operatore di “Giornalfoto” - l’agenzia che per anni ha rifornito di immagini il Piccolo - poi messosi in proprio. Con de Rota ha lavorato Silvio Baldas e talvolta veniva “reclutato” a giornata Ermanno Ukovich. Il lavoro non mancava, né al teatro Verdi di cui de Rota è stato fotografo “ufficiale” fino al 1990; né nei campi di calcio e nelle piste di atletica. «Dodici ore al giorno, domenica compresa, perché seguivo la Triestina anche in trasferta. Non c’era una lira di diaria. Lavoravo con due macchine al collo e due soli fotogrammi utili per l’azione che poteva sfociare nel gol. Per risparmiare - ricorda de Rota - stampavo affiancate sullo stesso cartoncino due immagini e le inviavo alla Gazzetta dello Sport con il servizio telefoto in funzione alle Poste centrali».

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