Esce per il caffè gli svaligiano l'oreficeria
Colpo all’oreficeria Giannella di via Trento: l’antifurto non era stato attivato. Porta forzata con un cacciavite
di Corrado Barbacini
di Corrado Barbacini

Hanno aspettato che il titolare uscisse per andarsi a prendere un caffè: a quel punto sono entrati e hanno portato via gioielli per oltre trentamila euro. Il colpo è stato messo a segno ieri all’oreficeria Giannella in via Trento, nel Borgo Teresiano.
Un vero e proprio blitz. Un’azione fulminea, durata secondo la ricostruzione della polizia non più di tre minuti. «È stato davvero un brutto colpo», ha commentato amareggiato il titolare Bruno Giannella. Poi ha aggiunto: «Per oggi (ndr, ieri) teniamo il negozio chiuso. Con quello che è accaduto non ho certo lo spirito di lavorare. Nessuno riuscirà mai a risarcirmi, ormai quei gioielli sono perduti per sempre. Non sono assicurato».
I malviventi hanno agito, come ha dichiarato lo stesso gioielliere alla polizia, poco prima di mezzogiorno. Durante una breve pausa-caffè che Giannella si era concesso. Per entrare è stato sufficiente usare un cacciavite. «Lo hanno infilato sullo stipite tra la porta e la vetrina e poi hanno forzato», racconta Giannella. La porta si è subito aperta senza problemi. L’antifurto non era stato attivato perché in pratica il titolare, sapendo di assentarsi solo per pochi minuti, si era limitato a chiudere a chiave.
Sul posto sono arrivati i poliziotti della squadra volante e gli investigatori della Scientifica. Gli agenti hanno cercato qualche indizio che potesse portare all’identificazione dei ladri. Secondo la polizia ad agire sono state due o forse tre persone. Uno è rimasto in strada a fare il palo, pronto a dare l’allarme all’arrivo del titolare, mentre gli altri due hanno fatto razzia della merce. È stato lo stesso Bruno Giannella, una volta rientrato, a dare l’allarme. È corso fuori in strada urlando «Al ladro. Al ladro». Poi ai commercianti cinesi dei negozi vicini ha raccontato disperato l’accaduto.
«Hanno portato via catenine e braccialetti, anelli, orecchini e collane d’oro in oro 14 carati. Erano in mostra su due vassoi appoggiati proprio vicino alla vetrina», ha raccontato il titolare.
Ha proseguito: «Sicuramente hanno usato una borsa all’interno della quale hanno messo la refurtiva e poi sono scappati». Ma nessuno, come detto, si è accorto di nulla. Gli investigatori della squadra mobile della questura hanno interrogato i commercianti titolari dei negozi vicini gestiti da cittadini cinesi. Ma tutti gli interpellati hanno dato la stessa risposta. «Non abbiamo visto nulla di strano. Non ci siamo accorti di nulla. Solo al momento delle grida del gioielliere abbiamo capito che c’era stato un furto».
Forse dall’analisi delle impronte prese dagli investigatori della Scientifica sulla porta forzata potrebbe arrivare qualche indizio per identificare i ladri. Ma sicuramente occorrerà molto tempo. «Si tratta - spiega un esperto - di analisi comunque particolarmente difficili sul piano tecnico. Non succede come nei telefilm, e non sempre si ottiene un risultato utile per le indagini».
Ed esattamente di questa opinione sembrano essere anche gli investigatori della polizia che stanno tentando di risalire agli autori del colpo pur avendo ben pochi elementi in mano.
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