Esclusiva goriziana la colatura di bitume a legare tra loro i cubetti in porfido

Negli anni Trenta la pietra del Sudtirolo  ha soppiantato nelle strade l’acciottolato  

PUNTI DI VISTA



Salvo i tratti a forte dislivello, pavimentati a grosse pietre sconnesse e irregolari, fino all’Ottocento tutte le strade d’Europa erano in terra battuta e piene di buche. Attorno il 1820 però, l’ingegnere scozzese John McAdam inventa una nuova pavimentazione stradale, con una forte baulatura e fossati laterali, in pietrisco spaccato e costipato, bagnato e rullato, permeabile e drenante. È il macadàm, che si diffonde rapidamente, usato a Gorizia per la gran parte delle strade urbane ed extraurbane e per realizzare i corsi nel 1860, con un solido sottofondo a strati in pietre sagomate a brocca.

Sempre nell’Ottocento arrivano pure i marciapiedi, realizzati e mantenuti dai proprietari delle case antistanti secondo le indicazioni del comune, che prevedevano in città lastre in solido Repen del Vallone, solitamente da 34x60 cm circa.

Rimaneva sulle discese il problema dell’erosione dell’acqua piovana, risolto da grosse pietre nelle strade extraurbane com’era allora la salita alla Castagnavizza e dall’acciottolato che copriva varie parti cittadine, come via Cappella, dove ancora resiste, o riva Castello e piazza Duomo.

Dopo la prima guerra, contemporaneamente alla ricostruzione della città demolita, si moltiplicano le automobili ad alzare la polvere del macadàm, inadeguato peraltro alle biciclette, molto diffuse in quell’epoca, e arriva finalmente l’asfalto, che nel 1938 sarà la pavimentazione del nuovo corso Italia, con aiuole di rose rampicanti a doppia fioritura per separare la carreggiata dai controviali e accogliere il visitatore sotto la volta arborea.

A fine Ottocento si aprono in Sudtirolo le prime cave di porfido, materiale pratico ed elegante, che a Gorizia soppianta definitivamente negli anni Trenta il ciottolato, con da noi la particolare posa con colatura di bitume a caldo a legare i cubetti, che pare un’esclusiva goriziana, mentre i marciapiedi in centro si coprono di ottime ed economiche mattonelle in pietra artificiale della ditta Maroni, peraltro anche oggi eleganti laddove si sono conservate.

Dal 1945 al 1947 prosegue con gli americani l’asfaltatura in città, completata poi negli anni Sessanta anche in periferia dalle successive amministrazioni italiane, compresa la strada per Savogna dove, assieme alla bici, lungo la ripida discesa iniziale si finiva spesso a ruzzoloni. —

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