«Esigo verità. Chi ha sbagliato, deve pagare»

La disperazione del marito: «Mi distrugge pensare che portando Vera in ospedale l’avrei salvata»
Foto BRUNI TRieste 21 01 10 Ospedale Cattinara-Pronto soccorso,il 118
Foto BRUNI TRieste 21 01 10 Ospedale Cattinara-Pronto soccorso,il 118

«Mi sento ferito nel profondo, il solo dubbio che portando mia moglie in ospedale avrebbero potuto salvarle la vita, mi fa star male. Solo questo basta a capire la gravità della situazione, non serve aggiungere altro». Quella di Mario Cappelli, marito di Vera Vidali, non è rabbia. È tristezza, come comprensibile, e desiderio di giustizia. Ha portato il caso in Procura pochi giorni dopo il decesso della coniuge, il 20 marzo, come si evince dalla querela. «Si proceda penalmente per tutti i reati verranno ravvisati nei confronti di chiunque sarà ritenuto responsabile», è precisato nell'atto.

«Farò di tutto per avere verità anche per rispetto di mia moglie - spiega Cappelli - se qualcuno ha sbagliato, se non ha operato come di dovere, deve rispondere. Ciò che è stato fatto deve venir fuori ed essere analizzato. Non me la sento di dare giudizi a chi è intervenuto o sul funzionamento del sistema di emergenza della nostra sanità - osserva -, la questione è in mano ai giudici. Io personalmente ritengo che ci siano state delle mancanze e per questo motivo ho perso mia moglie. Ho 76 anni, non sto molto bene, anche questo peserà sulla mia salute. Io ora desidero soltanto togliere Vera da quel frigorifero e portarla nella tomba. Se ci sono colpe - conclude - verranno fuori».

C'è anche un altro lato della vicenda: la famiglia, al di là degli aspetti puramente sanitari e giudiziari, lamenta l'assenza di informazioni da parte dell'Azienda ospedaliero sanitaria di Trieste. «Non si sono mai fatti sentire - accusa il figlio Davide -, capisco che di mezzo c'è un’indagine, ma almeno un contatto, una telefonata. È questione non solo di diritti, ma anche di rispetto umano. L'unica informazione che abbiamo avuto è saltata fuori appena qualche giorno fa, dopo quasi un mese. Mi riferisco alle onoranze funebri, da cui abbiamo saputo che la salma di mia mamma era in carico a un medico legale. È da questo dettaglio che abbiamo dedotto che sarebbe stata fatta l'autopsia. L'Azienda, invece, non ci ha detto niente. L'esecuzione dell'esame autoptico è un particolare che abbiamo solo potuto dedurre».

Sull'esito la famiglia dispone solo di informazioni ufficiose. «Per noi - rileva ancora il figlio - è impossibile anche ottenere l'atto di decesso. Vorremmo fissare il funerale, ma prima sarebbe opportuno visionare il referto dell'autopsia per disporre di indicazioni adeguate e di un punto di vista legale».

(g.s.)

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