Esposti amianto a convegno «Oggi la medicina corre Le sentenze non ancora»
La medicina offre oggi confortanti spiragli. L’iter giuridico, invece, deve migliorare ancora le proprie tempistiche. È un dibattito costantemente aperto quello sui ruoli della medicina e della giurisprudenza nell’ambito delle patologie riconducibili all’amianto: questi temi sono stati al centro del convegno promosso dall’Associazione esposti amianto Fvg, promosso ieri al Savoia e moderato dalla giornalista Silvia Stern. Si trattava del primo convegno curato dalla nuova presidente dell’Associazione Santina Persich, subentrata ad Aurelio Pischianz, lo storico portavoce delle istanze degli esposti amianto di provincia e regione, che ha deciso da poco di passare il testimone.
Anche quest’anno si è partiti dai numeri, che parlano attualmente di 11.022 iscritti al Registro regionale ex esposti amianto (di cui 8.926 uomini): circa tre quarti sono provenienti dall’area giuliano- isontina, per una fascia anagrafica generalmente superiore ai 65 anni. Un quadro peraltro in costante aumento, alla luce delle iscrizioni mensili, che si attestano tra le 35 e le 45 unità. In campo nazionale si registrano almeno 600 asbestosi (fibrosi polmonare), 3.600 tumori polmonari e 1.900 mesoteliomi.
All’interno di tale “coacervo” di numeri, come si è detto, medicina e legge provano a non costituire una dicotomia quanto piuttosto una fonte di risorse e riferimenti. Il primo passo che ci si prefigge? È snellire la prassi e accelerare le sentenze. Un tema, questo, al vaglio in particolare dell’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, da circa 20 anni in prima linea a fianco degli esposti amianto e ieri tra i relatori: «Snellire le procedure sarebbe possibile – ha sottolineato il legale – ma il problema non riguarda la magistratura quanto il “muro” eretto dai datori di lavoro. Qui i cavilli sono molteplici, senza contare che molte delle aziende coinvolte sono ora fallite. Ho proposto al Consiglio dei ministri che lo Stato si faccia carico dei risarcimenti attraverso il Fondo vittime amianto e che poi – ha aggiunto Bonanni – possa rivalersi sugli enti e sedi lavorative».
Ma sul fronte della medicina, appunto, almeno qualche luce ora c’è, e a indicarla è stato ieri il chirurgo Stefano Lavandina, intervenuto sull’aspetto scientifico assieme ai colleghi Pietro Barbieri, Paola de Michieli e Fabio Vassallo: «Ricerche in atto anche in campo farmacologico – ha sottolineato Lavandina – fanno ben sperare, vedi il progetto Mars 2 nel campo del mesotelioma anche se i dati definitivi saranno noti nel 2020. Resta invece fondamentale la “sorveglianza” dei casi – ha ammonito il chirurgo – perché se è vero che lo “screening” può risultare inutile nei mesoteliomi è fondamentale per individuare invece un tumore polmonare, a sua volta guaribile se in forma precoce».—
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