Evelina si è arresa ai tempi della giustizia
Evelina Zicchinolfi, la donna di 45 anni originaria di Torre del Greco e residente a Monfalcone, rimasta paralizzata, tetraplegica, in seguito a un intervento chirurgico, aveva vinto la sua “piccola” battaglia, quella di venir trasferita nella sua terra di origine. Nel novembre scorso, infatti, era stata ricoverata all’ospedale di Agropoli, in provincia di Salerno. Ma la donna è stata sopraffatta dalle subentrate complicazioni: è deceduta il 5 giugno scorso.
Evelina era stata sottoposta l’11 marzo 2010 nell’Unità del rachide cervicale dell’Azienda ospedaliera di Padova, ad un intervento di sostituzione di alcune placche vertebrali. Qualcosa andò storto, e per questo furono indagati il medico ritenuto responsabile del suo decorso post-operatorio, il dottor Sandro Costantini, nonchè il responsabile dell’Unità padovana, Daniele Fabris Monterumici. Un paio di mesi fa si è aperto il processo, con la prima udienza. Evelina non saprà mai se le renderanno giustizia.
A novembre aveva lasciato Villa San Giusto, la casa di cura di Gorizia dove era stata ricoverata, accolta all’ospedale civile di Agropoli. Finalmente aveva potuto veder compiere il suo desiderio, quello di stare accanto ai parenti, consapevole che solo la loro vicinanza e affetto le avrebbero fatto tornare il sorriso e la forza di andare avanti.
Ma purtroppo per Evelina il destino è stato crudele: nel giro di 7 mesi la donna, ormai priva di difese immunitarie, ha ceduto. Un’infezione se l’è portata via. Così il 5 giugno scorso è spirata, alle 10 del mattino. I funerali sono stati celebrati a Torre del Greco, dove ora riposa e dove potranno “vegliarla” la madre 74enne e i fratelli Giuseppe, Salvatore e Angela, che risiedono nella città partenopea. Gli altri due fratelli, Gabriele e Rosario risiedono invece a Monfalcone.
Lunedì alle 18.30 nella chiesa del Redentore, in via Romana, sarà celebrata una messa in ricordo della sorella: «Proprio lunedì – dice Rosario - Evelina avrebbe compiuto 46 anni. Si è spenta dopo un anno di atroci sofferenze. La mamma, a 74 anni, non l’ha mai abbandonata, rimanendo fino alla fine al suo capezzale. Evelina non ha potuto neppure vedere sua figlia, di 10 anni. Aveva da poco fatto la Prima Comunione. Non le è stato permesso di entrare in ospedale». Crudele agonia, racconta Rosario: «Evelina è sempre stata vigile, una donna davvero coraggiosa, non si dava mai per vinta. Comunicava attraverso i movimenti labiali. Spiegava che era contenta di essere tornata nella sua terra, tra i suoi congiunti. Ma ultimamente non reggeva più all’incalzare delle complicazioni subentrate. Alle infermiere faceva capire che era stanca di soffrire a quel modo».
Evelina aveva vinto la sua battaglia, ottenendo il trasferimento ad Agropoli. «Grazie alla trasmissione de “Le Iene”, che si erano occupati del suo caso», ricorda Rosario.
Il Tribunale di Gorizia, in un primo momento aveva nominato per la donna un amministratore di sostegno. Un “estraneo” per lei, che aveva espresso completo dissenso indicando chiaramente di voler affidarsi al fratello Gabriele quale amministratore di sostegno, e al legale Maria Rivieccio, del Foro di Rimini, per assisterla al processo.
«Speravamo che Evelina potesse rimanere in vita almeno altri 6-7 anni. La sua tempra era inesauribile, un’ottima madre di famiglia. Purtroppo così non è stato. Il destino di Evelina era stato già segnato all’Unità dell’Azienda ospedaliera di Padova».
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