Ex broker Macera e Unipol condannati al risarcimento

L’ex promotrice finanziaria Mirella Macera, 60 anni, contitolare dell’Agenzia assicurativa Unipol di via San Francesco, a Monfalcone, è stata condannata al risarcimento a favore di un monfalconese che le aveva affidato le proprie risorse economiche per farle fruttare in un investimento, “inghiottite” invece nell’ambito della maxi-truffa da almeno un milione di euro ai danni di decine e decine di risparmiatori.
Assieme alla donna, al ristoro della somma e dei relativi interessi è stata chiamata a rispondere anche la stessa Unipol, attraverso l’Ugf Assicurazione Spa, rientrante nel gruppo finanziario.
Si tratta della prima sentenza civile pronunciata dal Tribunale di Gorizia, attraverso il giudice Rossana Nurra.
La sentenza è stata pubblicata il 14 aprile scorso. È scaturita a distanza di oltre tre anni dall’avvio dell’indagine della Procura, nel 2011, che mise sotto la lente d’ingrandimento l’intera vicenda.
Una sentenza, dunque, che potrebbe rappresentare una sorta di “precedente”, apripista di una lunga serie di altre cause promosse dai risparmiatori truffati dalla promotrice finanziaria, per la maggior parte del Monfalconese.
Il procedimento è stato avviato e seguito dall’avvocato Michele Tuni, che ha sostenuto gli interessi del monfalconese.
Ma è solo il primo di numerosi altri contenziosi civili che si profilano all’orizzonte: sono in corso, infatti, come ha riferito l’avvocato Michele Tuni, otto procedimenti e per un’altra quindicina di casi è atteso l’avvio del processo.
L’aspetto più significativo è proprio il fatto che Unipol, attraverso Ugf Assicurazione Spa, è stata riconosciuta dal giudice quale responsabile in solido al risarcimento per il danno arrecato al risparmiatore-cliente della Macera, per la quale peraltro è stata già sancita la condanna a due anni in sede penale, a fronte del patteggiamento.
Il risparmiatore monfalconese aveva affidato alla promotrice finanziaria 25mila euro, sottoscrivendo quattro polizze assicurative. Un investimento che s’è rivelato un vero e proprio “bidone”, vedendo così sfumare non solo il proprio capitale, ma anche gli utili attesi dall’investimento che l’uomo, in buona fede, aveva evidentemente messo in conto.
La condanna è stata quindi chiara: il giudice ha condannato la Macera e Ugf Assicurazione Spa alla restituzione del capitale, oltre agli interessi legali, alla rivalutazione monetaria e al risarcimento del danno cosiddetto “per lucro cessante”, in ordine proprio al mancato rendimento dell’investimento, dato dagli interessi risultanti dall’applicazione del tasso legale sul capitale. Condanna in solido, pertanto, “concorsuale”, sulla scorta di ciò che il giudice, riportando sentenze in materia, indica nel «nesso di occasionalità necessaria tra il fatto del promotore e le incombenze affidategli». Un principio che, in sostanza, di fatto riconosce il legame oggettivo tra la Macera e l’Agenzia assicurativa e finanziaria Unipol per la quale la donna operava.
Il giudice, del resto, chiarisce comunque come «appare evidente che la Macera, approfittando della sua posizione e sicura di non subire alcun controllo, ha indotto il cliente a sottoscrivere polizze, polizze identiche, e ad affidarle denari, convinto che questi versamenti erano tutti nei suoi interessi e che gli avrebbero fruttato degli utili. È quindi incontrovertibile - aggiunge il giudice nella sentenza - che il risultato di tutto ciò siano i 25mila euro distratti dalla Macera a proprio favore, nell’ambito della sua posizione in capo all’agenzia e spendendo i prodotti di Ugf Assicurazione Spa».
Il giudice ha quindi rigettato le richieste dell’agenzia, la quale, dichiarandosi estranea ai fatti, ha sostenuto invece come tutto fosse riconducibile ad un rapporto meramente fiduciario tra la Macera e i suoi clienti.
L’avvocato Michele Tuni, da parte sua, ha osservato: «Questo procedimento contiene due aspetti importanti. Si tratta del primo processo civile andato a sentenza e, contestualmente, il Tribunale di Gorizia ha riconosciuto la responsabilità in solido di Unipol, unitamente alla Macera, accogliendo pertanto le istanze del mio assistito e conformandosi alla giurisprudenza in materia».
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