False cartelle? C’è un’inchiesta

«Grazie a questo processo è stata fatta chiarezza su quanto è accaduto alla signora Claudia Durigatti». L’avvocato Massimo Bruno, che tutela gli interessi della donna, da sette anni in coma vegetativo, e dei suoi congiunti, sottolinea su tutto questo aspetto. Con ciò ricordando che la Procura ha aperto un altro fascicolo, per falso in atto pubblico, in relazione alla compilazione delle cartelle cliniche della paziente. «Solo attraverso il dibattimento, con la deposizione in particolare del primario del reparto, e la consulenza tecnica del Ctu, abbiamo capito come sono andate le cose – spiega il legale -. A rendere difficoltosa la comprensione degli eventi hanno contribuito anche le cartelle cliniche, che non sono state compilate descrivendo tutte le circostanze risultate dalla deposizione del primario. Per questo la Procura ha aperto un fascicolo per falso in atto pubblico, a carico del medico che ha seguito la paziente e delle infermiere». L’avvocato continua: «Durante il processo è emerso che la signora Durigatti è rimasta più di 9 minuti senza ossigeno perchè il dottor De Salvo non ha provveduto ad eseguire una corretta intubazione. Quando è intervenuto il primario, che peraltro ha dato ordine di sostituire il tubo utilizzato dal medico, la signora ha ripreso a respirare. Ormai il danno era stato fatto. Emerge evidente l’imperizia o la negligenza, ma le infermiere in questa circostanza non c’entravano nulla». La famiglia ha accolto la sentenza «con soddisfazione - osserva l’avvocato Bruno - proprio perchè sono venuti alla luce gli elementi oggettivi dei fatti. Mi chiedo come mai l’Azienda sanitaria, di fronte alla consulenza tecnica del Ctu dalla quale si evincono i profili di responsabilità del medico, non cerchi di chiudere anche la causa civile, che si sta prolungando nel tempo». I familiari, continua il legale, non intendono ricorrere in appello: «Non possiamo, nè vogliamo impugnare la sentenza. Al processo i famigliari non si sono potuti costituire parte civile». L’avvocato Bruno aggiunge: «C’è inoltre il concreto rischio che la sentenza venga vanificata in virtù della prescrizione, prevista nell’arco di sei mesi, qualora intervengano ricorsi. È un aspetto che avevamo comunque messo in conto. Resta il fatto che le responsabilità sono state acclarate. La signora Durigatti è destinata a rimanere purtroppo in questo stato vegetativo per tutta la vita».
L’avvocato Riccardo Cattarini, che rappresenta gli interessi dell’Ass, da parte sua, ieri ha osservato alla luce della sentenza: «È un primo passo, abbiamo chiarito le posizioni delle infermiere. Quanto al medico, attendiamo di leggere le motivazioni per capire se procedere o meno con il ricorso in appello».(la.bo.)
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