Falsi certificati per la residenza Bengalesi rinviati a giudizio

Nel 2016 in due si erano rivolti all’ufficio dell’Anagrafe presentando i documenti ma il contratto di locazione non era stato riconosciuto dalla titolare dell’alloggio
Bonaventura Monfalcone-20.12.2016 Controlli dei vigili-Bar-Zona campanile-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-20.12.2016 Controlli dei vigili-Bar-Zona campanile-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura



Quattro anni fa due cittadini bengalesi avevano varcato la soglia di via Duca d’Aosta 34 per richiedere l’iscrizione anagrafica. Nell’avanzare l’istanza di residenza i due, non imparentati tra loro, avevano riferito di un contratto d’affitto in essere per un immobile a Marina Julia. Peccato che ai ripetuti controlli di legge condotti dagli agenti della Polizia locale sul posto i due non siano mai stati trovati all’indirizzo fornito e che, da successive verifiche, la proprietaria dell’abitazione abbia perfino smentito la sottoscrizione di una locazione con i due sedicenti inquilini. Sicché i due asiatici oggi sulla quarantina sono finiti indagati dalla Procura di Gorizia, che ha aperto un fascicolo, individuando il Comune come parte offesa del procedimento, per l’ipotesi di reato di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, articolo 483 del Codice penale. Frattanto i due sono stati rinviati a giudizio e il 1° dicembre, assistiti da un legale, saranno chiamati a comparire alla prima udienza in aula.

La norma penale, in astratto, prevede che chiunque attesti falsamente al pubblico ufficiale, in un atto pubblico, fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità, viene punito con la reclusione fino a due anni. Se poi si tratta di false attestazioni in atti dello stato civile, allora la pena non può essere inferiore a tre mesi.

Una vicenda che dunque si trascina da quattro anni, quando, nel 2016, i due si erano presentati all’Anagrafe per l’ottenimento della residenza. «Numerosi», stando al comando di via Rosselli, i sopralluoghi effettuati dagli agenti nell’appartamento di Marina Julia indicato nella pratica, ma il campanello era sempre squillato a vuoto. Alla fine la Municipale aveva fatto scattare l’approfondimento sull’effettiva presenza dei due bengalesi nell’alloggio, rivolgendosi direttamente alla proprietaria dell’immobile. Che però era letteralmente caduta dalle nuvole.

La donna infatti aveva chiarito, stando alla Polizia locale, di «non aver mai sottoscritto alcun contratto con i futuri residenti» e ciò nonostante un atto fosse stato esibito all’ente. Di qui l’iscrizione nel registro degli indagati per le false dichiarazioni e l’individuazione nel sindaco pro tempore del Comune di Monfalcone la parte offesa dall’illecito. Da ultimo la giunta comunale ha deliberato di «costituirsi parte civile nel procedimento, affidando la costituzione in giudizio all’avvocato Coppo per veder riconosciuta la responsabilità dei soggetti imputati». —

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