Fatture false, indagato gioielliere

Interessa anche la gioielleria “Dobner” di corso Italia l’indagine aperta dalla Procura della repubblica di Trieste nei confronti del titolare, Giuseppe Oppenheim, che possiede anche due gioiellerie nel capoluogo giuliano. L’accusa è di contrabbando continuato di orologi di gran marca, ma anche evasione fiscale realizzata attraverso l’uso di fatture per operazioni inesistenti. Finanzieri hanno visitato il negozio goriziano dove hanno inventariato con tanto di numeri di matricola tutti gli orologi e i cronografi presenti.

Inoltre i finanzieri hanno prelevato tutta la documentazione fiscale e contabile relativa all’acquisto, all’importazione, alla cessione e eventualmente all’esportazione di tutti gli orologi e dei gioielli “trattati dall’indagato e dalla sua società”.

Oppenheim, il commerciante di preziosi titolare della gioielleria «Dobner», clamorosamente truffato da una banda di tre balcanici, è ora finito nel mirino dei finanzieri della polizia tributaria per le operazioni precedenti alla vendita finita male: doveva essere un’operazione segreta e reumenerativa, si è trasformata per il gioielliere in una “stangata” da un milione di euro. Il pm Massimo De Bortoli, titolare del fascicolo aperto per far luce sull “bidone” milionario subito nello scorso ottobre da Oppenheim in una saletta dell’Hotel Impero, oltre a contestare le due ipotesi di reato - contrabbando a fatture false - ha ordinato ai finanzieri di verificare attraverso i documenti reperibili nell’abitazione di Strada Nuova per Opicina e nei negozi gestiti da Giuseppe Oppenheim, la reale provenienza di tutti gli orologi di gran marca disponibili nelle cassaforti, negli armadi blindati, nelle vetrinette ed eventualmente anche nelle vetture usate dal gioiellieri.

Su disposizione del pm per ogni cronografo, bracciale, anello, o collier, dovrà essere ricostruito il percorso. Dal produttore fino all’acquirente.