Ferrero: «Spero in una scoppola del Pd»

«Sarà una bella, un’ottima cosa se il Pd alle prossime amministrative si prenderà una bella scoppola». Parole secche e sferzanti che, arrivando da sinistra, per certi versi fanno ancora più impressione. Ma Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista, non fa sconti a nessuno. Come, prima di lui, sul palco di piazza della Borsa, non ne aveva fatti Iztok Furlanic, candidato a sindaco di Trieste di Sinistra Unita. Dicendo papale papale che è ora di finirla con la dicotomia «Pd buono in città e cattivo in Regione e a Roma. Noi a certe condizioni, con sanità in sfacelo e l’assurda riforma degli enti locali, non possiamo stare assieme a loro. Anche perchè Roberto Cosolini si è ben guardato dal battere i pugni sul tavolo, avvallando di fatto certe scelte».
La frattura è completa, insomma. Del resto il quadro che dell’Italia fa Ferrero dal palco non invita certo all’ottimismo, «con Renzi che, con l’articolo 18, è riuscito dove non era arrivato Berlusconi e un governo che fa solo gli interessi dei grandi potentati, come banche e assicurazioni».
«Dicono sempre che non ci sono i soldi - tuona - riducendo alla fame i Comuni, ma in realtà ci sono. Partiamo dai 54 milioni di stipendio che riceve Marchionne, dalle leggine ad hoc per salvare le banche e i suoi dirigenti, dagli 80 miliardi al mese che la Bce destina gratuitamente alle banche private, dai ricchi che sono sempre più ricchi e da soli rappresentano il 16% del patrimonio del paese, dai fondi occultati a Panama e vedrete che i soldi non solo ci sono ma avanzano».
«Non sono i migranti a costarci come dice Salvini - chiosa ancora Ferrero - ma le nostre scelte. Smettiamola di vendere cacciabombardieri e armi nel Golfo Persico, arriviamo alla pace e vedrete che quella gente se ne resterà a casa sua».
Non manca un accenno all’ultima battaglia del Prc, quella contro l’accordo economico Usa-Europa, il Ttip. «In Italia nessuno ne sapeva niente - spiega il segretario - le trattative sono segrete ma quell’accordo mina l’agricoltura di qualità italiana, lo stato sociale, l’acqua pubblica, la sanità. Sindacati e agricoltori, adesso, si dicono contrari, il francese Hollande ha detto che non lo firmerà mai... Bisogna smetterla di pensare che non si può fare nulla, basta reagire».
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