Ferriera, istituzioni e Arvedi spiegano l’iter di risanamento

Resta la preoccupazione dei cittadini e degli ambientalisti: «É indispensabile la chiusura dell’intera area a caldo»
La Ferriera di Servola
La Ferriera di Servola

Nella sede della Regione si è tenuto un incontro per illustrare alle associazioni ambientaliste il progetto di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo produttivo della Ferriera di Servola predisposto da Siderurgica Triestina. «La preoccupazione dei cittadini è legittima - ha detto la governatrice Debora Serracchiani - ed è un dovere per le istituzioni essere qui per cercare un dialogo, ma anche per chiedere all'azienda di dare tutte le spiegazioni utili. Vengono qui date le prime risposte, che dovranno essere seguite dalle autorizzazioni per il risanamento ambientale dell'area e riavviare l'attività industriale; dobbiamo dare garanzie ai cittadini e ai lavoratori in termini di sicurezza di salute e naturalmente anche di compatibilità con l'ambiente». Soddisfazione del sindaco Cosolini perché si è avviato «un metodo nuovo, che consente una verifica passo per passo della situazione. Credo che ciò possa consentire di superare anche una storica distanza e sfiducia, perché l'obiettivo è che l'industria possa continuare a fare l'industria, senza più inquinare l'ambiente».

Gli interventi previsti da Arvedi sono stati presentati dal consulente del Gruppo Scaglia e dall'ingegner Alessandra Barocci. I principali interventi consistono nello smaltimento e rimozione dei rifiuti che si sono accumulati negli anni, nella messa in sicurezza dei suoli e delle acque sotterranee. Per quanto riguarda lo smaltimento e rimozione dei rifiuti, è stato precisato che questo avverrà previa nuova caratterizzazione del “cumulo storico” di diverse migliaia di metri cubi, mentre lo smaltimento avverrà all'esterno dello stabilimento. Per la messa in sicurezza dei suoli sono previsti interventi di ripavimentazione di strade e piazzali in calcestruzzo e con geomembrane. Per la messa in sicurezza delle acque è prevista una nuova rete di raccolta e di trattamento, oltre all'installazione di nuovi piezometri. Questi interventi si realizzeranno contestualmente alla messa in sicurezza degli impianti, anche con l'installazione di cappe aspiranti in grado di captare le cosiddette emissioni diffuse “fisiologiche”.Particolare rilievo è stato dato alla spiegazione degli interventi tesi a eliminare completamente i fumi provenienti dall’area a caldo. La volontà, è stato ribadito, rimane quella di far sì che «l'impianto siderurgico sia tra i più avanzati al mondo in termini di compatibilità ambientale».

Al termine le associazioni No smog e Comitato salvaguardia golfo di Trieste hanno emesso una nota in cui chiedono un ulteriore Accordo di programma che scandisca la tempistica della progressiva chiusura dell’area a caldo. «Resta il timore - ha commentato Giorgio Cecco di FareAmbiente - che gli interventi di contenimento delle emissioni possano contenere le problematiche normative e burocratiche, ma non essere sufficienti per garantire una sostenibile qualità della vita dei cittadini interessati». (s.m.)

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