Ferriera: la Lucchini ritira la richiesta di “cassa”

Gse: gli stabilimenti opteranno per eventuali ammortizzatori sociali E il calcolo delle spettanze per il Cip6 slitta a Capodanno
Di Silvio Maranzana
Ferriera, colata
Ferriera, colata

È aperto da ieri il bando internazionale per la vendita dei rami d’azienda della Lucchini e pressoché contestualmente il commissario straordinario Piero Nardi ha ritirato la richiesta avanzata solo tre settimane fa al Ministero del Lavoro per la messa in cassa integrazione straordinaria per 12 mesi di tutti i dipendenti del gruppo: 2.698 lavoratori dei quali quasi 2.000 a Piombino, 485 a Trieste, 94 a Condove in provincia di Torino, 85 a Lecco e 32 a Brescia. Era stato motivato come «atto dovuto» del commissario in attesa degli Accordi di programma. «Eventuali richieste di cassa integrazione - è la voce giunta nello stabilimento di Servola - saranno gestite localmente». Di conseguenza in Ferriera si spera di aver a che fare nell’immediato futuro solo con un breve periodo di “cassa” ordinaria e unicamente per una parte dei dipendenti indispensabile al risanamento degli impianti nell’ottica di un loro ammodernamento anche ai fini della riduzione delle emissioni ambientali ed eventualmente per il potenziamento della banchina. La decisione più attesa però non è ancora arrivata. «Fonti degne della massima fede - assicura Franco Palman rappresentante di fabbrica per la Uilm - riportano che il Gestore dei servizi energetici (Gse) ha ancora una volta rinviato il conteggio delle spettanze relative alla risoluzione anticipata della convenzione Cip6, ma i segnali che arrivano possono essere letti in modo positivo poiché si parla di una decisione attorno a Capodanno che potrebbe finalmente risolvere il problema». Lo scioglimento del contratto commerciale tra Elettra (la centrale di cogenerazione) e la Lucchini è indispensabile affinché se ne possa aprire un altro con Arvedi, l’imprenditore cremonese deciso a subentrare e che però per una serie di ragioni è da mesi in stand-by. C’è anche un’altra mezza buona notizia e la dà Cristian Prella della Failms: «Sono stati rinnovati per un periodo di tre mesi pressoché tutti e quaranta i contratti a termine in scadenza».

Nonostante questo lo stato di tensione dentro lo stabilimento continua a crescere. «Stiamo andando avanti soltanto grazie all’abnegazione e alla professionalità dei dipendenti - denuncia Palman - gli impianti continuano a deteriorarsi e vengono messe pezze provvisorie, non viene fatto alcun tipo di investimenti per la manutenzione ordinaria e di conseguenza non si lavora più in condizioni di piena sicurezza. Anche sul fronte delle materie prime si vive alla giornata: è arrivata una nave con 50mila tonnellate di fossile canadese, per il 10 gennaio ne è annunciata un’altra, ma non ci sono scorte tali da farci stare tranquilli». E mentre le scadenze si susseguono a ritmi incalzanti: la concessione da parte dell’Autorità portuale è stata rinnovata per soli quattro mesi, l’Autorizzazione integrata ambientale scade a febbraio così come i termini per la richiesta di finanziamenti all’Unione europea, i sindacati denunciano il fatto che i ritmi a cui si muove la politica continuano a essere lenti e inadeguati, paventano di trovarsi alla fine di fronte a un Accordo di programma che è da mesi in gestazione, blindato e sul quale non potranno mettere becco, e temono il silenzio sulla trattativa triestina sia da parte di Nardi che soprattutto da parte di Arvedi. A entrambi hanno inviato una richiesta di incontro o perlomeno di aggiornamento della situazione. Se non si risolve anche la questione delle bonifiche, rischia di saltare la trattativa con Arvedi e la Ferriera torna nel “calderone” del Gruppo Lucchini con possibile chiusura dello stabilimento. «La nostra pazienza - denuncia ancora Palman - sta per raggiungere il limite: ai primi di gennaio indiremo l’assemblea che deciderà nuove e massicce forme di protesta».

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