Ferriera, si spegne l’altoforno e parte la cassa integrazione

Si ferma l’altoforno della Ferriera di Servola. Oggi scatta la prefermata che nel giro di 24 ore porterà allo stop con la conseguente messa in cassa integrazione straordinaria da domani della gran parte di quei 285 dipendenti che già nella prima parte di marzo, quando il provvedimento dell’ammortizzatore sociale verrà applicato nei numeri massimi previsti, rimarranno a casa. Per quanto tempo, nessuno lo sa. Secondo la lettura che ne danno i rappresentanti sindacali, la cassa può protrarsi finché non si esaurisce l’incarico di commissario straordinario della Lucchini spa che è affidato a Piero Nardi. La conferma che stavolta i tempi non slitteranno più, come invece è accaduto per due volte in precedenza dapprima a causa di insistenze sindacali e poi in concomitanza con l’arrivo di una nave di carbone, è stata data ieri ai rappresentanti di fabbrica dalla responsabile del personale della Servola spa Alessia Zeppa. Resta invece sempre in funzione la cokeria, il che oltre ad avere un effetto estremamente pratico anche perché l’organico degli addetti al reparto, che è di circa 110 persone, potrebbe essere in questi mesi addirittura rinforzato, assume anche un valore simbolico, dal momento che il suo spegnimento avrebbe significato probabilmente il definitivo addio all’attività di produzione siderurgica nel sito triestino, mentre la permanenza della cokeria in attività continua ad alimentare le speranze di rilancio produttivo. Guardando la questione dall’altra faccia della medaglia, lo spegnimento dell’altoforno in sé non placa le proteste che da anni porta avanti una parte degli abitanti delle zone circostanti lo stabilimento perché è proprio dalla cokeria che provengono le emissioni più contestate.
La chiusura dell’altoforno intanto, come si temeva, ha anche preceduto l’emissione da parte dello stesso commissario straordinario del bando di vendita del sito servolano, la cui pubblicazione viene data per probabile alla fine di questo mese. Sia fuori che dentro lo stabilimento però nel frattempo è incominciata a circolare la voce che il primo bando andrà comunque deserto in quanto è comprensibile l’intenzione del presunto potenziale compratore, cioé il Gruppo Arvedi attraverso la newco Siderurgica Triestina di cui è amministratore unico Francesco Rosato, di tirare sul prezzo e magari anche sulle condizioni. Secondo voci sindacali non confermate l’obiettivo del commissario sarebbe quello di ricavare dalla vendita di tutti i siti del Gruppo Lucchini una cifra di almeno 700 milioni di euro. La questione Servola dunque, si mormora ormai, non arriverà al dunque prima di giugno. Ad evitare lo spegnimento dell’altoforno c’è invece almeno momentaneamente riuscita Piombino. La società tunisina Smc, disposta a rilevare i tre stabilimenti Lucchini di Piombino, Lecco e Condove (Torino), sta preparando un memorandum understanding che, entro la prossima settimana, sarà presentato al commissario Nardi, corredato da un progetto finanziario: è quanto ha annunciato in un hotel di Piombino, secondo quanto riportano alcuni quotidiani, il magnate arabo Khaled al Habahbeh il quale ha anche detto: «Noi crediamo nella Lucchini e siamo qui per raggiungere l’accordo nel più breve tempo possibile». Al memorandum, se accettato da Nardi, seguirà un’offerta vincolante nel giro di due settimane. Il gruppo arabo è l’unico ad aver manifestato interesse a comprare tutti gli stabilimenti Lucchini (Servola esclusa) con un investimento complessivo che arriverebbe addirittura a 3 miliardi di euro. Sembra altamente improbabile che la società tunisina possa ora farsi avanti anche in occasione della pubblicazione del bando di vendita della Ferriera triestina.
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