Feto nell’armadio, doppia ipotesi di reato

La procura del Tribunale per i minorenni segue due filoni: uno penale a carico della madre, l’altro civile a tutela della stessa
Di Tiziana Carpinelli
Bonaventura Monfalcone-20.03.2015 Ospedale di San Polo-Notturne-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-20.03.2015 Ospedale di San Polo-Notturne-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

La Procura presso il Tribunale per i minorenni di Trieste è titolare di due procedimenti, uno di natura penale l’altro di natura civile, relativamente alla vicenda del feto partorito in camera da letto e poi rinvenuto privo di vita in un armadio della stessa stanza, all’interno di una borsa. Il primo procedimento, appunto di natura penale, a carico della madre minorenne contempla due ipotesi di reato - tutte ancora da verificare ed è bene ribadirlo anche alla luce della giovane età del soggetto coinvolto, una sedicenne ronchese - che sono: l’omicidio e l’occultamento di cadavere. Il secondo, di natura civile, risulta posto in essere a tutela della medesima ragazza. In pratica laddove si ravvisasse una situazione meritevole di interventi a protezione della persona minorenne, anche per esempio in termini di supporto e assistenza, la magistratura sarebbe titolata ad agire.

La Procura per i Minorenni, infatti, è un organo giudiziario specializzato, istituito presso ogni Tribunale per i Minorenni d’Italia, caratterizzato dalla specificità delle funzioni attribuite per ragione del destinatario dei suoi interventi, che è appunto il minore d’età, la cui tutela è imposta dalla normativa sovrannazionale e interna. Sempre la magistratura triestina, nell’ambito dei due filoni inerenti la vicenda ronchese, considera i nonni, cioè i genitori della giovane che una decina di giorni fa ha espulso il feto ed è stata poi colta da malore, finendo all’ospedale San Polo, parti offese. Ciò in quanto stretti parenti di quello che, solamente dopo l’autopsia, si accerterà trattarsi di neonato o feto, a seconda che i polmoni del corpicino si siano o meno espansi a seguito del parto, così avvalorando oppure respingendo l’ipotesi che il piccolo sia venuto alla luce vivo.

L’esistenza dei due filoni, trapelata, viene confermata dal procuratore capo della Procura dei minorenni di Trieste Leonardo Tamborini. Risultano appunto due procedimenti, sotto il profilo penale e civile, in merito alla vicenda: il primo a carico della minore madre, il secondo a tutela della medesima. Ma quali sono le ipotesi di reato? «Due: omicidio e occultamento di cadavere, tutte da verificare dopo l’autopsia», è stato reso noto. E proprio l’esame autoptico sul feto, affidato a un professionista di chiara fama nel settore giudiziario, vale a dire il medico legale Fulvio Costantinides, e atteso nei prossimi giorni viene considerato lo snodo cruciale di questa storia, ancora alle primissime fasi d’indagine assunte dai carabinieri della Compagnia di Monfalcone.

Allo stato attuale, cioè in assenza di verifiche tecniche e in attesa di riscontri scientifici, parrebbe plausibile, sia sotto il profilo medico che inquirente, la possibilità che la ragazza sia stata colta da malore nella notte, in casa, e abbia subìto un aborto spontaneo. Saranno le indagini e soprattutto l’autopsia sul feto a fornire le risposte.

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