Fincantieri, via a 98 esuberi. Fiom divisa

TRIESTE
Novantotto eccedenze nel palazzo della Marineria tra tecnici, personale del settore acquisti, progettisti. La scure della crisi cala anche sui 547 colletti bianchi di Fincantieri e per allineare l’offerta eccedente di manodopera alla domanda dimezzata di navi da crociera (quella dei traghetti è azzerata da due anni) il colosso cantieristico propone anche alla direzione di Trieste l’accordo “separato” di mobilità volontaria adottato in altri cantieri. Prima tra tutti era stata Monfalcone (250 unità), poi è toccato alla Liguria con la divisione mercantile di Genova, i cantieri di Muggiano e Riva Trigoso (315 eccedenze totali).
Le trattative a Trieste si sono concluse a tarda sera di lunedì. L’azienda era partita con un’eccedenza di 140 persone, c’è stato un serrato confronto con i sindacati e alla fine, sulla base di un “piano di efficientamento” si è giunti all’ipotesi di accordo per 98 persone. Tutti esodi “volontari”: prepensionamenti, mobilità intergruppo dopo una riqualificazione, incentivi all’uscita con l’utilizzo di ammortizzatori sociali, cassintegrazione straordinaria e poi mobilità. Un percorso che potrebbe durare fino a 7 anni per “non lasciare in strada nessuno”. L’intesa è stata firmata dalla Fim-Cisl, con il suo segretario provinciale Umberto Salvaneschi, dalle Rsu Fim, da due su tre rappresentanti interni della Fiom Cgil. Il segretario provinciale della Fiom Stefano Borini ha abbandonato il tavolo per protesta e con lui un componente delle Rsu. Ieri pomeriggio in un’atmosfera tesa si è tenuta un’assemblea nel palazzo della Marineria durante la quale i sindacati hanno illustrato l’accordo. Non tutti i lavoratori avevano il testo e si è deciso, per consentire una valutazione più approfondita, di rinviare il voto a una prossima assemblea o forse a un referendum. Stamani davanti al palazzo della Marineria a Trieste i sindacati faranno un volantinaggio per consentire a tutti i lavoratori di leggere l’ipotesi di accordo.
Spaccata al suo interno la Fiom, il segretario provinciale Stefano Borini manifesta tutto il suo disaccordo: «La Fim e una parte delle Rsu Fiom hanno sdoganato 98 esuberi - accusa - gli accordi territoriali sono sbagliati. Bisogna affrontare la questione crisi di Fincantieri sul tavolo nazionale e solo dopo aver analizzato il piano industriale». In serata è giunto a Trieste pure il segretario Fiom Nazionale Alessandro Pagano che dopo aver condannato l’ipotesi di accordo affermando che «l’azienda sta realizzando quel piano di tagli ritirato a giugno dopo le proteste» e che «l’assenza di un progetto industriale e strategico complessivo con l’obiettivo di salvaguardare tutti i siti e i cantieri» si prepara a incontrare oggi Rsu e lavoratori della Marineria.
Sull’altro fronte la posizione della Fim-Cisl che difende la bontà di un accordo locale e il senso di responsabilità da tenere di fronte alla crisi. «Nessuno rimane in strada, questo accordo può dare delle garanzie sul futuro dell’azienda e dei lavoratori - conferma Salvaneschi - c’è anche l’assicurazione che la sede della Marineria non verrà spostata a Monfalcone». Il segretario provinciale Fim spiega anche che ci sarà un attento monitoraggio del mercato e in caso di movimenti positivi delle commesse ci potranno essere anche «nuove assunzioni con l’ingresso di figure altamente qualificate per non perdere professionalità». Un atteggiamento responsabile che vede l’appoggio della Fim nazionale: «La situazione è critica, c’è una responsabilità manageriale e politica per gli sbagli fatti su Fincantieri che è emersa con la crisi - dice il segretario Alberto Monticco - bisogna gestire la situazione con accordi locali per fare meno danni possibile garantendo futuro all’azienda. Difficile fare accordi migliori su un tavolo nazionale che non c’è ancora all’orizzonte».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo