Finisce a Trieste il viaggio della tartaruga “greca”

TRIESTE Dalle acque della Grecia al golfo di Trieste. È il viaggio, l’ultimo, compiuto dall’esemplare di tartaruga Caretta Caretta, individuato domenica pomeriggio vicino al terzo “topolino” di Barcola. Proprio lì, nei pressi del depuratore, l’animale ha perso la sua battaglia per la sopravvivenza: i bagnanti che per primi ne hanno avvistato la sagoma, una volta avvicinatisi, si sono resi conto che era ormai priva di vita.
I titoli di coda dell'estate a Trieste racchiudono quindi anche un caso di “spiaggiamento”, ovvero l'arenamento di animali, in massa o singoli, che avviene di frequente per una serie di cause ancora al centro della ricerca nel campo della biologia marina. La tartaruga “barcolana” è giunta alla deriva in stato di evidente decomposizione. Secondo gli esperti si tratterebbe di un esemplare adulto, femmina, dotato di un carapace (il caratteristico scudo dorsale) di una lunghezza di circa 70 centimetri e munito inoltre di una “marchiatura” (codice KY207) una targhetta posta sulla zampa posteriore sinistra, una sorta di passaporto che comproverebbe la provenienza, ovvero la Grecia, nello specifico Kifisia, sede del centro Archeon, base di studio e protezione di specie marine.
«La quasi totalità delle tartarughe che approdano dalle nostre parti risultano infatti provenire dalla Grecia - ha precisato Franco Zuppa, biologo marino dell'Area Marina Protetta di Miramare, a cui si deve l'intervento per lo spiaggiamento a Barcola -. Casi di questo genere in generale non sono poi rari ma presenta ugualmente una piccola anomalia. Di solito - ha sottolineato lo specialista - le forme di spiaggiamento registrate da queste parti avvengono nelle coste basse, vale a dire dalle parti di Grado o Marina Julia. Il versante barcolano non è mai troppo interessato, probabilmente l'arenamento è avvenuto con il condizionamento di fasi di Scirocco o Libeccio e dalle forti correnti delle ultime ore».
La specie Caretta Caretta è la più comune delle tartarughe marine presenti nelle acquee italiane, primato conteso con la Chelonia Mydas, o tartaruga verde, anche essa solita a frequentare il golfo di Trieste.
Impossibile definire con precisione le cause che hanno determinato la morte dell'animale: «L’avanzata decomposizione non ha reso possibile l'autopsia - ha precisato ancora il biologo della Riserva marina di Miramare Franco Zuppa -. Gli organi interni erano già compromessi e non è stato possibile compiere dei prelievi».
Dopo le segnalazioni dei bagnati, è stata la Polizia municipale ad allertare i tecnici dell’Area Marina Protetta di Miramare, a loro volta entrati subito in contatto con la Capitaneria di Porto. L’intervento non ha avuto intoppi e si è risolto nel giro di qualche ora.
La povera tartaruga partita dalla Grecia e che ha scelto Barcola come ultimo approdo, ha avuto quindi il suo “funerale” in riva al mare, alla presenza, come previsto dal protocollo relativo allo smaltimento delle carcasse di animali, del personale AcegasApsAmga.
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