Finita l’Odissea della Diaco Presa all’asta per 10 milioni

È finito l’incubo della Diaco. È successo ieri pomeriggio. L’azienda che era stata di Pierpaolo Cerani è diventata di proprietà della “S.M. Farmaceutici” Srl, la stessa società che un anno fa l’aveva affittata e che l’ha gestita dopo il crac di 14 milioni di euro.
Si è aperto così uno spiraglio concreto per il futuro di almeno 61 dipendenti. «Allargheremo la produzione per poter assorbire il personale. Spero nel giro di qualche mese di potercela fare. L’azienda di Trieste non può rimanere così. Deve crescere», ha detto Vito Rocco Miraglia, uno dei due nuovi amministratori, l’altro si chiama Franco Serventi. Il primo è di Potenza, il secondo di Parma. Ha pronunciato queste parole davanti al giudice civile Giovanni Sansone e ai curatori, gli avvocati Enrico Bran e Massimo Simeon e il commercialista Stefano Gropaiz, dopo aver posto la propria firma su ogni foglio del verbale di acquisizione della Laboratori Diaco, della Diaco Spa e della Novaselect per la somma complessiva di 10milioni e 400mila euro. I nuovi proprietari pagheranno oltre 500 mila euro (pari al 5 per cento del totale) prima della scadenza di 10 giorni. Il denaro rimanente sarà versato entro 3 mesi. Subito dopo l’attivo sarà distribuito ai creditori della società.
Un buon segnale in un momento di crisi generale. Ora i dipendenti sono 35. Prima del fallimento erano un centinaio. Altre offerte di acquisizione da parte di altri imprenditori farmaceutici, non ne sono arrivate al termine di mezzogiorno, anche se per tutta la mattinata si sono rincorse voci in questo senso.
Il caso della Diaco si è dunque chiuso a meno di un anno dal fallimento della società che era stato disposto dal collegio presieduto dal giudice Sansone dopo la richiesta del pm Federico Frezza. È stato un vero e proprio record dal punto di vista dei tempi, non sempre così brevi in vicende simili in altre città italiane. La società farmaceutica ha infatti continuato a lavorare seppur a ritmi ridotti in tutto quest’anno. E questo ha consentito di mantenere integro il proprio valore e quindi di essere ritenuto un investimento appetibile per quelli che poi sono diventati da ieri concretamente i nuovi proprietari. E ora come ha detto Franco Seventi, l’altro amministratore, «C’è bisogno dell’aiuto di tutti per il rilancio». L'istanza di fallimento era stata presentata nel dicembre del 2011 perché il precipitare della crisi dei Laboratori Biomedicali Diaco (fallita nell’ottobre 2011) aveva aggravato la situazione della capogruppo, trascinando la società controllante verso il baratro. La Diaco spa, dopo l'approvazione del bilancio 2010, aveva infatti coperto le perdite della controllata e ne aveva ricostituito il capitale di rischio. Inoltre per cercare di salvarla dal crac, aveva conferito nei Laboratori Biomedicali la proprietà dello stabilimento di via Flavia 124. La controllata si era però dovuta accollare il mutuo che gravava sull'immobile.
Agendo in questo modo la Diaco spa si era impoverita e “dissanguata”, tant'è che dalle prime valutazioni due poste attive hanno subito un vistosissimo ridimensionamento, passando dal “nero” al “rosso”: secondo la Procura e la Guardia di Finanza lo “sbilancio” della società madre, aveva raggiunto i nove milioni di euro. Questo dato era affiacato alle perdite del 2010 che avevano raggiunto quota 14 milioni e 750 mila euro.
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