Fiumi di hashish da Milano e Napoli Smantellata maxi rete, 17 in manette

Sequestrati oltre 115 kg di stupefacente. Indagini durate un anno. Tra gli arrestati sette pusher residenti da tempo a Trieste



La Squadra Mobile e i carabinieri di Trieste hanno smantellato un maxi traffico di hashish che, da Milano e Napoli, riforniva la piazza locale. Corrieri, staffette e pusher. È un’indagine di primo piano quella della Procura-Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste, che si è conclusa nel primo mattino di ieri con 17 arresti tra il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia e la Campania. Arresti disposti nell’ordinanza di misura cautelare del gip Guido Patriarchi su richiesta del pm Massimo De Bortoli che ha coordinato l’inchiesta. Nove indagati sono finiti in carcere, otto ai domiciliari. Tra gli arrestati pure sette trafficanti residenti da tempo qui. Sequestrati 115 kg di hashish e 200 grammi di cocaina.

La rete è stata scoperta grazie a un’attività investigativa lunga quasi un anno, cominciata con l’identificazione dei piccoli spacciatori e allargata a macchia d’olio ai fornitori più grossi. Gli inquirenti si sono serviti di intercettazioni telefoniche e ambientali, delle micro camere installate negli alloggi in cui venivano nascosti i panetti di hashish e i sistemi Gps posizionati nelle auto usate per il trasporto dello stupefacente.

L’operazione, denominata “White Car”, dal Friuli Venezia Giulia si è così estesa alla Lombardia e la Campania. Man mano che poliziotti e militari risalivano alla filiera dello spaccio, pizzicavano pusher e consumatori. Ai 17 criminali arrestati ieri vanno quindi aggiunti altri 6 individui presi in flagranza durante le indagini e altri 4 denunciati a piede libero.

La sezione antidroga della Squadra Mobile e i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Trieste hanno infatti agito insieme ai colleghi campani e lombardi (coinvolte le Compagnie dei carabinieri di Senago e Casoria e delle Squadre Mobili di Milano e Napoli). Il blitz, che ha portato ai 17 arresti, è scattato alle prime luci dell’alba e ha coinvolto un centinaio tra agenti e militari nelle tre regioni interessate dall’inchiesta.

Le indagini sono partite a fine 2017: gli investigatori inizialmente hanno monitorato tre individui residenti a Trieste che si occupavano di importare in città i grossi quantitativi di hashish (ma anche cocaina) distribuendoli sul mercato locale a clienti di fiducia. È così che, passo dopo passo, si è delineata la struttura criminale. Un’organizzazione che si serviva di canali di approvvigionamento tra Milano e Senago, dove abitano alcuni degli arrestati. Trafficanti che, a loro volta, tenevano i contatti con i “colleghi” in provincia di Napoli, a Casoria per la precisione. La droga per Trieste e talvolta veniva fatta arrivare direttamente da là. I carichi, una volta giunti a Trieste, venivano stoccati in alcuni appartamenti di via dei Leo, via Lorenzetti e piazzale De Gasperi.

Secondo la Procura erano due, in particolare, i campani che avevano il compito di compare le sostanze fuori regione da smerciare poi in città: si tratta di Raffaele Ioio e Francesco Menditto, entrambi residenti da anni a Trieste.

Tra gli alti indagati, residenti a nel capoluogo, spuntano pure i nomi dei trafficanti che si occupavano del canale di approvvigionamento milanese: in questo caso spiccano i fratelli Christian e Antonio Cesarano e il cugino Antonio. —





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