Fornasaro al timone dell’Adriaco
Cambio ai vertici dello storico Yacht Club. «Vogliamo che la tradizione continui»

Cambio ai vertici e rinnovo delle cariche sociali per lo storico Yacht Club Adriaco. Al presidente uscente Francesco Rossetti Cosulich, discendente dell’antica dinastia quarnerina, succede Piero Fornasaro de Manzini, avvocato triestino classe ’56, anche lui con alle spalle una famiglia con la passione per il mare da generazioni. Fornasaro, che fin da ragazzino scuffiava in allegria sul nostro golfo con i piccoli Cadet, gli antenati degli Optimist, negli ultimi quattro anni ha ricoperto, sempre all’interno dell’Adriaco, il ruolo di sindaco. «Allora il presidente era mio cugino Nicolò. I Manzini, così come i Cosulich, hanno sfornato più di un presidente e, come altre famiglie storiche del Club, coltivano la passione per la vela sin dall'Ottocento», spiega Fornasaro, che per quattro anni, dal 2017 al 2020, ricoprirà la carica di presidente del terzo yacht club più antico d'Italia.
Quali sono i suoi progetti per lo yacht club?
Come gli altri presidenti, il mio mandato si svolgerà in continuità con il passato. L’Adriaco non ha mai avuto discontinuità, perché a tenerci insieme, al di là delle differenze di temperamento, sono cultura e obiettivi comuni. Perciò il primo impegno dell’Adriaco resterà quello della promozione dello sport della vela, soprattutto tra i più giovani. È un momento fortunato, perché abbiamo una rosa di atleti che ci stanno dando ottimi risultati. Non solo nella classi olimpiche, dove i nostri Marta Faraguna e Andrea Tesei hanno sfiorato la selezione per gli ultimi giochi olimpici, ma anche nelle classi giovanili, dove i risultati ottenuti in Optimist da Luisa Penso, Anna Pagnini e Massimo Antoniazzi hanno portato l’Adriaco ai vertici della vela nazionale. E ancora vorrei ricordare i risultati ottenuti in Snipe da Marinella Gorgato e i tanti soci e armatori impegnati nella vela d’altura.
Avete di recente approvato il bilancio preventivo dello Yacht Club per il prossimo anno. Ci sono novità?
Abbiamo approvato il bilancio preventivo qualche giorno fa, con un ritardo dovuto al recente cambiamento di statuto. La voce più rilevante è quella legata appunto al potenziamento dell’attività sportiva, che si accompagna alle spese di gestione e manutenzione del club. Non ci sono altre città in Europa con una così grande densità di velisti e livelli tecnici così alti: vogliamo che la tradizione continui.
Cosa ne pensa dell’Imu sui posti barca?
È una follia figlia dell’accanimento fiscale dello Stato contro i cittadini. Già solo il pensare di accatastare l’acqua sfiora l’assurdo: l’accatastamento riguarda gli immobili e l'acqua non è immobile per definizione. In più non si fa alcuna distinzione tra i Marina e i Club. I primi sono attività commerciali, i secondi hanno finalità sociali e nessuno scopo di lucro. Da noi, oggi, con 120 euro di iscrizione un ragazzino può fare vela per tutto l’anno, allenato da istruttori esperti e portato in giro a partecipare a raduni e regate. Il tutto a spese dei soci e nell’ambito di un’attività che, oltre a riguardare l’agonismo e il diporto, non lesina risorse per ospitare e conservare imbarcazioni storiche che rappresentano un patrimonio prezioso. Anche per gli allievi del Nautico, che escono con le nostre barche per sperimentare quella che era la navigazione a vela nell’800».
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