Forza Italia vuole riaprire le case chiuse

Proposto un referendum per abrogare la legge Merlin. Critiche da Pd e Sel: «Il ritorno al passato sarebbe un grave errore»
Di Gianpaolo Sarti

TRIESTE. Proposta choc di Forza Italia: riaprire le case chiuse e legalizzare la prostituzione, introducendo forme di tassazione e di inquadramento previdenziale. La richiesta arriva dal Fvg con il vicecapogruppo in Consiglio Rodolfo Ziberna, che ha lanciato un referendum abrogativo della legge del 20 febbraio del 1958, più nota come “Merlin”. La Lombardia si sarebbe già mossa in questo senso, ma per portare avanti il provvedimento serve l’appoggio di almeno quattro Regioni in totale, che Ziberna sta cercando. Un’iniziativa dall’iter tutt’altro che semplice, ma bocciata in partenza da Pd e Sel. «La prostituzione non può essere legalizzata - affermano Franco Codega e Giulio Lauri -. Ritornare al passato sarebbe un grave errore».

Di tutt’altro avviso, come detto Ziberna. «Il grado di civiltà di una società si misura non solo dall’efficienza dei servizi pubblici, ma soprattutto dalla libertà di cui gode chi vi appartiene», si legge nelle premesse del suo documento. «Libertà di pensare, di appartenere a uno schieramento politico o di sposare una fede religiosa, libertà di pensarla diversamente dalla maggioranza, libertà di essere se stessi senza obblighi di omologazione. Queste libertà devono essere diritti riconosciute». Un passaggio per dire che anche il fenomeno va affrontato in questi termini. «Se uno vuole prostituirsi perché gli viene impedito? - riflette Ziberna -. È un normale lavoro come fare il consigliere regionale o il giornalista. Lo dico da cattolico, ma io sono laico nella mia attività politica e poi vogliamo picchiare duro contro chi sfrutta”. Un reato, quest’ultimo, introdotto assieme alla chiusura delle case di tolleranza nel ’58 con il provvedimento di Angelina Merlin del Partito Socialista. «Se lo scopo era quello di arginare il problema dobbiamo avere il coraggio di prendere atto che è tutt’altro che diminuito - osserva il consigliere -. È da ipocriti sostenere che chiudendo le case di tolleranza, sia stato debellato. Semplicemente si è preferito chiudere gli occhi e fare finta che non accadesse ciò che in realtà è accaduto e continua ad accadere».

Qualche dato: secondo la Commissione Affari sociali della Camera, le prostitute sarebbero in Italia dalle 50mila alle 70mila. Altre stime parlano di 90mila complessive. Almeno 25mila sarebbero immigrate, 2mila minorenni e più di 2mila le donne e le ragazze ridotte in schiavitù. Il 65% lavora in strada, il 29,1% in albergo, il resto in case private. Il 94,2% sono donne, il 5% transessuali e lo 0,8% travestiti. Per quanto riguarda i clienti, uno studio commissionato nel 2007 dal Dipartimento Pari Opportunità ha rilevato che sono circa 9 milioni gli italiani che si rivolgono al sesso a pagamento. «Cifre che fanno impressione», scuote il capo il forzista.

Ma Ziberna domanda anche di inasprire le pene in caso di sfruttamento. È necessaria, a detta del consigliere, una disciplina «che sottragga chi la esercita la prostituzione dalle maglie degli sfruttatori e della criminalità organizzata, che garantisca condizioni igieniche certificate da strutture sanitarie, che non costringa a “battere” le vie cittadine offrendo immagini che possono offendere la sensibilità. Bisogna tassare gli utili». Dunque servono regole, un inquadramento fiscale e una posizione previdenziale. Anche su questo il capogruppo rimanda ai numeri: a Bologna, stando a un’indagine citata da Ziberna, i carabinieri hanno censito le prostitute annotando gli introiti medi. Il 95 % di quelle che lavorano per strada risultano essere di nazionalità rumena, quindi non sono rimpatriabili perché fanno parte dell’Ue, e guadagnavano dai 300 ai 500 euro a notte. «È evidente che per le casse dell’Erario rappresenta un’entrata non indifferente», chiosa il consigliere ricordando, peraltro, che alcune stime fanno ammontare a circa 5 miliardi di euro il giro di affari prodotto annualmente. Il referendum andrebbe ad eliminare parte della Merlin proponendo in primo luogo «di difendere chi oggi è indotto o costretto a prostituirsi contro la sua volontà, di combattere la squallida prostituzione minorile e inasprire le pene allargando a chi esercita professionalmente la prostituzione le leggi che disciplinano la tassazione del reddito ma anche la tutela del lavoro».

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