Fra vittorie e sconfitte a palla avvelenata imparando la sportività

Ogni venerdì per finire la settimana “in bellezza” porto la classe in palestra per le due ore di ginnastica (o “corpo movimento e sport”, come si chiama attualmente questa disciplina). Per i bambini...

Ogni venerdì per finire la settimana “in bellezza” porto la classe in palestra per le due ore di ginnastica (o “corpo movimento e sport”, come si chiama attualmente questa disciplina). Per i bambini è una festa, per la maestra un po’ meno... perché quando si comincia a giocare l’entusiasmo e il volume delle voci sono talmente forti che la palestra sembra uno stadio durante una partita avvincente e i timpani sono messi a dura prova. Prima del gioco si fa veramente ginnastica: il riscaldamento muscolare è importante e mentre propongo i vari esercizi cerco di spiegare la loro utilità e chiedo di impegnarsi a eseguirli il meglio possibile. Alcuni bambini in questa fase si rivelano dei gran pigroni: per loro la palestra è solo un ambiente dove si gioca. Ecco che allora i saltelli su una gamba dentro e fuori i cerchi diventano una strana passeggiata su uno o due piedi come se fosse un percorso ad ostacoli; la corsa s’interrompe per sistemare una scarpa i cui lacci si sciolgono in continuazione; i saltelli della rana cominciano bene e finiscono come fossero quelli di un elefante; strisciare sotto un ostacolo diventa difficoltoso se si dimentica che ci deve passare tutto il corpo: capita che qualcuno s’incastri a metà strada... Ci sono naturalmente anche bambini che eseguono tutti gli esercizi con molta precisione, più spesso le femmine, che a quest’età dimostrano maggiore attenzione e consapevolezza del loro corpo rispetto ai maschi.

Finalmente arriva il momento di giocare: palla avvelenata è il gioco di squadra più amato. Prima di tutto però occorre formare queste benedette squadre. Ciascun capitano (scelto di volta in volta dalla maestra) cerca di accaparrarsi i “pezzi” migliori. I bambini conoscono molto bene le capacità di ciascuno dei compagni e cercano di formare squadre equilibrate: hanno capito da soli che non è divertente se una squadra è debole e l’altra è forte. La partita incomincia, le regole sono conosciute e tutti hanno imparato a rispettarle; a volte c’è qualche contestazione che viene presto risolta: «Dai, lascia perdere! Giochiamo che il tempo passa presto e suona il campanello!».

Il tempo sembra davvero trascorrere velocemente e la partita finisce: sportivamente si fanno il saluto e i complimenti alla squadra avversaria, ma qualche parolina di troppo da parte di chi ha vinto e un po’ di rabbia in chi ha perso sono proprio inevitabili. Che fare? L’unica soluzione è parlarne, riflettere tutti assieme su quali siano i comportamenti corretti da tenere in campo e fuori. Dopo pochi minuti tutto sembra risolto e i bambini fanno molti buoni propositi per la settimana successiva.

Ma siamo sicuri che saranno mantenuti? La voglia di vincere è sempre la stessa a tutte le età e nove anni sono ancora troppo pochi per saper controllare tutte le emozioni che dà una partita giocata con grande passione.

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