Frana di via Commerciale, via ai lavori

Il primo step del cantiere prevede l’installazione di una serie di pali di contenimento necessari alla rimozione delle macerie

Ci vorranno mesi prima di poter rimuovere le macerie. Ma qualcosa, in via Commerciale, inizia a sbloccarsi: ieri sono cominciati ufficialmente i primi interventi per la messa in sicurezza del terreno franato un mese e mezzo fa assieme al muraglione di cinta. Era il pomeriggio dell’11 dicembre: dalla collinetta che sovrasta l’edificio ai civici 39 e 41, dove alloggiavano cinque famiglie per una ventina di persone, si era staccata un’enorme quantità di terra e detriti. Il motivo, probabilmente, la pioggia che si era abbattuta sulla città in quelle giornate, mettendo a rischio svariati muri di contenimento delle zone residenziali.

L’incidente in via Commerciale non aveva provocato vittime, ma una persona aveva rischiato di essere travolta dalla valanga. Sono state distrutte ben quattro automobili. I vigili del fuoco avevano dichiarato inagibili le tre case che si trovano nella parte sovrastante la collinetta e pure quella sottostante. E’ il civico 41 di via Commerciale: pianterreno, primo, secondo piano e mansarda, dove abitavano quattro famiglie.

Il cantiere è partito in mattinata: si tratta di costruire una sorta di barriera di contenimento del terreno utilizzando decine di pali da posizionare in verticale. Le gettate di cemento assicureranno il terreno instabile durante le operazioni di scavo dei detriti franati. Asportando subito quelli, infatti, le zolle della parte superiore potrebbero rovinare verso il basso. Sarebbe un disastro. Serve quindi creare una sorta di “argine” prima di iniziare con il prelievo dei metri cubi di materiale precipitati durante lo smottamento. I lavori seguono un vero e proprio progetto edilizio affidato a tecnici strutturisti. Il costo, ad oggi, è ancora incerto.

L’intervento rappresenta dunque il primo step propedeutico alla rimozione vera e propria delle macerie. L’operazione, a quanto pare, si prolungherà per almeno due o tre mesi. Una volta tolti i detriti, si procederà con la ricostruzione del muraglione.

Nel frattempo sarà anche necessario avviare alcune perizie per accertare l’entità dei danni dovuti allo smottamento e le responsabilità dell’incidente, oltre alla tenuta del muro rimasta ancora in piedi. In linea di massima una prima verifica sulla resistenza strutturale potrebbe riguardare proprio la parte di muro “sana” che andrà messa in sicurezza in modo da evitare possibili ulteriori crolli.

A ciò vanno aggiunti i controlli per valutare e la capacità di resistenza alle perforazioni previste per l’installazione dei pali di contenimento. L’analisi del tecnico punta ad stabilire con certezza i danneggiamenti pregressi, quelli determinati dalla frana, e gli effetti delle nuove trivellazioni. Le verifiche sono state sollecitate dagli stessi condomini. Il giudice del Tribunale ha nominato un tecnico ad hoc.

Ma il condominio, quello che si trova al numero civico 41, nel frattempo è rimasto senza gas. I residenti sono stati evacuati per ragioni di sicurezza, ma una novantenne che alloggia nell’unica parte dell’edificio ritenuta agibile (quella con l’ingresso frontale e non laterale), è costretta a stare al freddo. La famiglia si è attrezzata con un inverter e delle stufe elettriche, insufficienti però per riscaldare l’intera villa.

«Riusciamo a rendere vivibile in pratica soltanto una stanza - afferma il signor Floriano Bellavia, parente dell’anziana - il resto no perché la potenza dell’impianto elettrico è troppo bassa. Il risultato è che le temperature sono assolutamente inadeguate - spiega - tanto più per una persona di novant’anni, come nel caso di mia suocera. Non possiamo mettere a rischio la salute di questa persona, quindi abbiamo domandato alla ditta che si occupa delle forniture e degli allacciamenti della nostra abitazione, cioè “EnergiaBaseTrieste”, di adeguare l’impianto raddoppiando la potenza. Abbiamo fatto richiesta il 12 gennaio, ma finora non abbiamo avuto alcuna riposta, sebbene sia previsto un intervento nel giro di cinque giorni dalla comunicazione. Io ho chiamato più volte gli uffici e ho inviato già due mail. Ma - protesta Bellavia - nonostante le rassicurazioni, non si è visto nulla. Così non si può andare avanti, è un comportamento inaccettabile».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo