Frenati dalla crisi: in vacanza a Barcola e la sera tutti in sagra

Dove passano quest’anno le loro vacanze i triestini? All’Ausonia, da Sticco, al Pedocin o ai Topolini? I soldi scarseggiano, la crisi ha costretto un po’ tutti a stringere la cinghia e le vacanze fuori città sono diventate un lusso che pochi si possono permettere.
Gli stabilimenti registrano il tutto esaurito, un incremento di presenze. La gente resta a Trieste tra qualche ora di mare, pranzo al sacco e la sera un piatto di “cevapcici” o di “sardoni” tra i tavoli di una sagra con la musica di Riki Malva, Theo La Vecia e le battute del Mago de Umago o Maxino.
E allora sveglia puntata intorno alle 7. Per non correre il rischio di perdere il posto più vicino al mare o quello sotto all’albero della pineta che fa più ombra. Borsa frigo piena di ogni ben di Dio: panini, insalata di riso, pesche col vino. «Sono decisamente aumentate le presenze non solo delle singole persone - osserva Renata Schiberna, referente della cooperativa La Bora che ha in gestione i Topolini – ma pure di intere famiglie che passano qui le loro settimane di ferie. La gente mi confessa apertamente di non potersi permettere più una vera vacanza e di dover ripiegare sugli stabilimenti triestini».
Alle 6, gli addetti alle pulizie che passano a spazzare i Topolini devono già fare lo slalom tra asciugamani e sedie sdraio. Anche i pensionati che anni fa si potevano permettere una settimana alle terme, a Grado, a Bibione, a Forni Avoltri o a Sappada ora devono rinunciare a quel lusso. «Sono sinceri e raccontano delle difficoltà che ormai sono costretti ad affrontare – spiega la Schiberna – si fanno un paio d’ore ai Topolini tra una partita a carte e uno spritz con gli amici, poi un riposino a casa e la sera in sagra o in pizzeria».
E le sagre registrano infatti un successo senza precedenti: «Mai avuto un agosto con così tanta gente – ammette Lorenzo Giorgi, organizzatore della sagra della sardella – malgrado la nostra manifestazione sia a Campanelle e dunque non proprio in centro. E’ evidente che la città non si è svuotata, pochi triestini hanno potuto andare in vacanza e per passare qualche ora di divertimento vengono in sagra». Dove con 6,30 euro possono mangiare un piatto di “civa” con tanto di pane e salse e bere una birra.
«Diverse mamme – aggiunge la referente de La Bora – mi raccontano che anni fa erano abituate ad andare in qualche stabilimento meno economico ma che ora, vista la crisi, preferiscono portare i bimbi ai Topolini dove non si paga l’ingresso e mettere via due soldini».
Le vie cittadine non si sono svuotate, i parcheggi sono sempre tutti occupati, la sera i locali sono pieni. Le vacanze, a quanto pare, ormai si fanno in città. «Sicuramente notiamo un incremento delle presenze – spiega Mauro Lokar del bagno La Lanterna, il “Pedocin” – ospitiamo sempre più donne ma anche nella sezione riservata agli uomini quest’anno c’è una buona affluenza».
Ma i bagnanti non aumentano solo negli stabilimenti più popolari ma pure in quelli dove il biglietto ha un costo più elevato. «Da noi registriamo il tutto esaurito,- riferisce Luca Calabrò, direttore dello stabilimento Le Ginestre - l’affluenza di bagnanti è indubbiamente aumentata rispetto all’anno scorso. C’è attenzione al risparmio, vengono chiesti sconti»
«Registriamo un’ottima stagione – conferma anche Paolo Salviato, titolare dello stabilimento Sticco – molti turisti ma pure i figli delle famiglie bene di Trieste che rientrati in città da New York, Londra o Parigi passano qui i loro pomeriggi al sole».
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