Fu il generoso conte Eugenio il “padre” del porto-canale

Tre secondi per rispondere: qual è il luogo simbolo di Monfalcone? Uno, due tre. Immaginiamo le risposte: cantiere, Rocca e municipio sul podio. Medaglia di legno? Marina Julia o Svoc.

C’è una luogo invece che sintetizza meglio di altri i punti chiave di una valutazione: storia, visione, tenacia. Questo luogo è il canale Valentinis, inaugurato nel 1907 che, come ci ricorda l’associazione dei geografi italiani, è il punto più a Nord del Mediterraneo.

Acqua dolce dell’Isonzo (attraverso il canale Dottori) e salmastra del golfo Dalmatico del mare Adriatico si mescolano nel Valentinis. Come dire Asburgo e Serenissima. Che storia. Nel chilometro e mezzo circa di passeggiata lungo l’argine sinistro del Valentinis c’è tempo per raccontare la città. E le vicende di un uomo, il conte Eugenio Valentinis, che fortissimamente volle il canale. Conte e podestà ovviamente dimenticato tanto che perfino i suoi resti sono spariti. Il canale fu osteggiato dagli amici goriziani del partito liberal-nazionale.

Nacque ai primi del Novecento la rivalità tra Gorizia e Monfalcone. Valentinis vagheggiava uno sviluppo industriale per la città, che pure vedeva già operativo qualche significativo opificio.

Il cantiere navale doveva ancora essere costruito dai fratelli Cosulich. Eugenio Valentinis, che risiedeva nel palazzo di via Sant’Ambrogio poi diventato albergo Roma e successivamente sede comunale, era uomo generoso e tenace. Dovette battagliare per avere ragione degli avversari e alla fine il canale fu.

A Valentinis, come podestà, successe Arturo Rebulla, di professione medico. Toccò proprio a quest’ultimo redigere il certificato di morte del battagliero Eugenio, nel 1911. —

Ro.Co.

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