Addio a Borsatti, il commiato del decano dei fotografi: «Ugo vi manda un ultimo saluto»
Affidato al nipote Carlo il messaggio del maestro Borsatti ai tanti amici presenti al funerale. «Era un cantore omerico»

Un flusso continuo e costante di persone, sotto un cielo incerto fra sole e pioggia, ha raggiunto il cimitero di Sant’Anna per rendere l’ultimo saluto al maestro Ugo Borsatti, decano dei fotografi triestini scomparso il 21 marzo a 98 anni. Tanti i colleghi e gli amici accorsi già prima dell’orario previsto, in primis il sindaco Roberto Dipiazza. Per lo più si è trattato di amici di Ugo, come egli stesso preferiva definirli, perché nell’intimità del suo studio Foto Omnia, aveva saputo creare un’atmosfera particolare di familiarità nell’osservare e commentare le foto assieme ai clienti.
Una cerimonia laica, senza benedizioni o simboli religiosi sulla bara, come espressamente richiesto dal fotoreporter, ha raggruppato un corposo gruppo di amici del Maestro. «Ugo non è più tra noi. Vi manda un ultimo saluto», ha ricordato Carlo Minisini, nipote di Borsatti, rammentando come questa sia la frase che Ugo, qualche anno prima, aveva scritto sul foglio delle sue ultime volontà, per informare i suoi amici.
Dunque nulla lasciato al caso, ma tutto predisposto proprio come a Ugo piaceva fare. Il Maestro negli ultimi mesi vissuti all’Itis ha continuato ad occuparsi con passione delle sue foto, presentando e commentando i suoi scatti sull’amata Trieste: l’ultima volta solo dieci giorni prima di mancare.
«Voglio condividere il mio ultimo colloquio con Ugo, il giorno prima di mancare - ha concluso Minisini –. Eravamo soli nella sua stanza, nella quale erano appese alcune delle sue foto più belle. Con molta difficoltà mi indica quella che raffigura piazza Unità in una giornata piovosa, scattata dalla sua auto attraverso il finestrino chiuso e pieno di goccioline d’acqua. Ma io per stimolarlo gli ribatto che quella più bella non è forse quella del “bacio” fra un militare americano e una mula triestina alla stazione ferroviaria? No, lui mi risponde che quella è “la più famosa”».
Poi sono proseguiti gli interventi, di chi ha voluto ricordare il Maestro Borsatti. «Caro Ugo – ha esordito Giorgio Rossi, assessore alla Cultura – hai visto quanti amici e colleghi sono qui non per salutarti, ma per un ultimo abbraccio. Le tue foto testimoniano una realtà molto complessa e senza questa documentazione non potremmo affrontare il futuro». Rossi ha inoltre ribadito che verrà organizzato un convegno dedicato al decano dei fotografi e all’attività di fotografo nel mondo attuale, nonché una rassegna in sua memoria e di altri colleghi.
«Grazie al suo fiuto per raccontare la storia della sua città, può essere definito un cantore omerico del suo tempo», ha ribadito Claudia Collecchia, responsabile della Fototeca dei Civici Musei di Storia e Arte di Trieste.
La notizia della scomparsa di Borsatti non è rimasta confinata alla Vecchia Europa, ha raggiunto l’America. «Ugo è un amico con la A maiuscola che mi ha permesso di conoscere tantissime persone – ha ricordato Martina Marafatto –. Qualche giorno fa ho ricevuto una lunga lettera da parte di Christopher Swaim, il figlio di James e Graziella i due protagonisti della foto del bacio; oltre ad essere addolorato, ha ricordato che Ugo non scattava semplicemente fotografie, raccontava storie umane, senza bisogno di una sola parola».
Il giornalista e fotografo Claudio Erné ha ricordato la figura di Borsatti e il suo impegno nel campo sindacale e a difesa della categoria.
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