Furto a casa Antonini, chiesto il processo

È fuggito in Serbia o in Montenegro - dove probabilmente sono finiti anche i gioielli - Darko Dordevic, 35 anni, l’ex giardiniere dell’avvocato Alfredo Antonini ritenuto l’organizzatore del furto da 150mila euro messo a segno nella notte di Santo Stefano del 2012 nella casa del professionista in via Lazzaretto Vecchio.
Che è ufficialmente latitante è scritto a chiare lettere nella richiesta di rinvio a giudizio depositata dal pm Antonio Miggiani che è stata accolta dal giudice Raffaele Morvay. Il quale ha fissato l’udienza preliminare per il prossimo 14 ottobre. Dordevic è praticamente fuggito nei giorni precedenti alla pronuncia della Cassazione alla quale si era appellato il suo difensore, l’avvocato Maria Genovese. Poi la Suprema corte ha confermato le decisioni del Tribunale del riesame riguardo la richiesta di custodia cautelare che, in un primo momento, non era stata accolta. Ma lui non c’era più. Irreperibile, o meglio latitante. E pensare che nello scorso mese di marzo, dopo la decisione del Tribunale del Riesame, Dordevic si era anche presentato in Questura per mettersi a disposizione. Ma non era stato arrestato perché all’epoca mancava appunto ancora la pronuncia della Cassazione. Gli altri due accusati si chiamano Dragan Marincovich, 40 anni e Nicodije Urosevic 37 anni, entrambi rom di origine montenegrina abitanti nella periferia di Roma. Solo gli autori materiali del colpo.
Dordevic e gli altri due erano stati raggiunti dai poliziotti della Squadra mobile al termine di un indagine non certo facile. L’ex giardiniere - marito della donna di servizio di casa Antonini poi licenziata - era stato individuato dai poliziotti dopo una serie di intercettazioni telefoniche e all’analisi dei tabulati del suo cellulare. Dordevic nel pomeriggio del giorno di Santo Stefano aveva raggiunto al casello di Latisana il gruppo di rom per accompagnarli poi in via San Nicolò nei pressi della casa dell’avvocato Alfredo Antonini. Poi - sempre secondo la ricostruzione dell’accusa - l'ex giardiniere serbo aveva fornito loro una serie di informazioni indispensabili per il raid nel corso del quale erano state addirittura tolte dal muro, dove erano incastonate, due casseforti contenenti gioielli, documenti e denaro e altri oggetti di pregio, per un valore complessivo di oltre 150mila euro. I due forzieri erano nascosti dietro ad armadi pesantissimi. I ladri avevano portato le cassaforti fino sulla strada seguendo un percorso non certo agevole. Poi erano spariti nella notte. La banda aveva insomma agito a colpo sicuro approfittando dell’assenza del proprietario che si trovava nella sua casa di Cortina per trascorrere le festività. Per entrare nell'appartamento i malviventi avevano seguito un itinerario che, secondo gli investigatori della Squadra mobile, era stato studiato a tavolino.
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