Soldi spariti nella stanza di albergo: assolto il facchino accusato del furto
Il 25enne esce a testa alta dal procedimento giudiziario, ma nel frattempo le accuse gli sono costate il posto di lavoro al Double Tree Hilton di Trieste

Di fronte alla cassaforte svuotata, i sospetti erano subito ricaduti su di lui, il facchino entrato nella stanza del lussuoso hotel Double Tree Hilton per rimpinguare le scorte di carta igienica. Ma non ci sono prove che sia lui l’autore del furto, tanto più che il ragazzo non è stato l’unico ad accedervi quella sera fatidica, come evidenziato dal difensore, l’avvocata Giovanna Augusta de’Manzano.
Anche la figlia della turista derubata era entrata e uscita dalla camera prima che l’ammanco venisse scoperto. Inoltre senza conoscere il codice di sicurezza inserito dalle ospiti, all’imputato sarebbero serviti parecchi minuti per aprire il forziere, molti più del tempo in cui si è trattenuto nella camera. Come è emerso dalla deposizione del capo-manutentore dell’hotel. Assoluzione, dunque, per P. D. G., 25enne di origini africane, ex dipendente dell’Hilton.
Il giovane era finito a processo per un furto avvenuto un anno fa all’interno del quattro stelle affacciato su piazza della Repubblica. Quella sera di ottobre del 2024 dalla cassaforte di una stanza erano spariti 1.100 euro in contanti. A denunciare l’ammanco era stata una turista austriaca, in vacanza a Trieste insieme alla figlia. Le due donne avevano trovato la cassaforte vuota al loro rientro in stanza, dopo una cena in città. Mentre loro erano a spasso, il giovane tuttofare era entrato in camera per portare altra carta igienica, come loro avevano espressamente richiesto alla reception.
L’accesso è documentato dalle telecamere e dall’utilizzo del badge elettronico. «Sì sono entrato per portare la carta igienica – ha confermato ieri l’imputato, sentito in aula –. Ho anche chiuso la finestra, rimasta aperta, altrimenti sarebbe andata in blocco l’aria condizionata. Ma non ho rubato nulla».
Il capo-manutentore, chiamato a testimoniare, ha spiegato quanto sia complicato aprire una cassaforte del genere senza conoscerne il codice di sblocco. Per chi non ha particolari dimestichezza con gli ingranaggi blindati serve parecchio tempo. Mentre dai filmati e dal registro degli accessi elettronici alle stanze, risulta che il dipendente si sia trattenuto in camera soltanto pochi minuti. A ciò va aggiunta un’altra evidenza e cioè che il giovane non è stato l’unico a entrare nella stanza dopo l’uscita della turista derubata.
Pure la figlia era rientrata per un breve lasso di tempo (poco meno di un minuto), per poi raggiungere la madre. Una toccata-e-fuga ripresa dalle telecamere. Prima di uscire dall’hotel, le due donne avevano fatto tappa alla reception chiedendo, appunto, di avere altra carta igienica. Richiesta a cui aveva adempiuto l’imputato. Considerati tutti questi elementi, la pubblica accusa (rappresentata in aula dalla pm Sabrina Tinonin) e la difesa si sono trovate concordi nel chiedere l’assoluzione dell’imputato. Dello stesso parere è stato anche il giudice Francesco Borsetta, che ha scagionato il 25enne con formula dubitativa. La signora austriaca, sentita nelle scorse udienze, non si era costituita parte civile. L’ex facchino esce dunque a testa alta dal procedimento giudiziario, ma nel frattempo le accuse gli sono costate il posto di lavoro. All’epoca il 25enne era in prova e l’hotel non gli rinnovò il contratto.
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