Furto all’ex ospedale e obbligo di firma Il legale dell’uomo: «Non voleva rubare»
Dopo la convalida dell’arresto con la misura dei domiciliari e del sequestro del materiale in ordine al furto aggravato, durante il processo per direttissima richiesto al pubblico ministero Andrea Maltomini, il giudice monocratico Fabrizia De Vincenzi ha sostituito il provvedimento cautelare con l’obbligo di firma, dovendosi presentare ogni tre giorni dai carabinieri. Si tratta del cormonese D.C., trentenne, che nella tarda mattinata di venerdì scorso avrebbe rubato dall’ex ospedale di Gorizia due tubi di ferro, prelevati da un termosifone. Il processo a carico dell’uomo è stato fissato ad ottobre. Il legale difensore del cormonese, avvocato Guglielmo Bancheri, ha da parte sua preannunciato il ricorso al Tribunale del Riesame, che depositerà entro i termini previsti dei 10 giorni, al fine di poter revocare anche la l’obbligo di firma, in attesa dell’avvio del procedimento in autunno.
Nel frattempo il legale rappresenta una ricostruzione diversa di quella mattinata, nel sostenere che non si sarebbe trattato di furto: «I due tubi trovati in mano al mio assistito dalla polizia, li aveva utilizzati per abbattere la porta di una stanza dell’ex ospedale nel quale aveva scoperto di essere rimasto chiuso dentro». L’avvocato racconta: «Quella mattina è entrato all’ex ospedale perché aveva bisogno di urinare, appena uscito da una seduta al Sert, pensando così di appartarsi nella struttura dismessa posta di fronte. Una volta all’interno del padiglione centrale, aveva fatto un giro di perlustrazione, per osservare cos’era rimasto di quell’edificio. Aveva notato suppellettili, tavolini di legno, armadi. Essendo un appassionato di fotografia, aveva scattato alcune immagini con il suo cellulare. Finché era entrato in una stanza rendendosi però conto che la porta, meccanicamente chiusasi dietro di lui non ne permetteva l’uscita. Aveva quindi staccato i due tubi, circa 50-70 centimetri di lunghezza ciascuno, per scardinare la porta. Così facendo – ha continuato –, aveva provocato evidenti rumori, tanto che presumibilmente dagli uffici amministrativi dell’Azienda sanitaria posti vicino all’ex ospedale, era partita la richiesta di intervento delle forze dell’ordine». Una pattuglia di Polizia proprio in quel frangente era diretta verso l’area dismessa: «Si trattava di un altro servizio – continua l’avvocato Bancheri – e intanto aveva trovato il mio assistito che stava uscendo dalla stanza con i due tubi in mano. Da qui, dunque, la contestazione del furto aggravato». Il legale ha concluso: «Mi avvarrò del Tribunale del Riesame al fine della revoca dell’obbligo di firma. Ritengo che il mio assistito non avesse alcuna intenzione di rubare materiale, piuttosto semmai avrebbe provocato il danneggiamento della porta».—
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