Fvg, senza sci il turismo va ko: in fumo un Pil da mezzo miliardo

L'obbiettivo oro sono gli indennizzi da Roma. Bini: «Stagione invernale mai iniziata, è una presa in giro». Pesantissimi i dati dei mancati introiti .

TRIESTE. «Sono imbufalito, siamo di fronte a una decisione che costerà una perdita ulteriore di decine e decine di milioni di euro. Abbiamo chiesto con forza al governo che vengano messi a disposizione indennizzi per i danni subiti. I ristori non possono bastare».

Torna alla carica l’assessore regionale al Turismo Sergio Emidio Bini che, all’indomani dello stop alla ripartenza della stagione sciistica, ha portato all’attenzione dei ministri Massimo Garavaglia (Turismo) e Mariastella Gelmini (Autonomie) le richieste di un territorio che «si sente preso in giro».

All’orizzonte ci sono conseguenze economiche che si annunciano devastanti per albergatori, ristoratori e per chi gestisce gli impianti. Basti pensare che secondo i dati della Camera di commercio Pordenone-Udine il Pil generato dalla stagione invernale in Friuli Venezia Giulia toccava annualmente i 500 milioni di euro.

Stagione invernale che quest’anno di fatto non è mai iniziata, considerando piste chiuse e l’alternarsi di zone arancioni e rosse che ha ridotto al lumicino gli introiti di alberghi e ristoranti. Quanto agli impianti, quelli gestiti da Promoturismo Fvg, solo di biglietti, consentivano un incasso di 12 milioni.

Poter ripartire da venerdì con le piste riaperte avrebbe dato almeno un po’ di ossigeno, facendo affluire nelle casse del comparto turistico qualche decina di milioni in più. Meglio di niente.

«Ma quello che non possiamo accettare è il metodo – ha rimarcato Bini –. Siamo stati informati tramite agenzia stampa a poche ore dalla firma della nostra ordinanza e dopo che una settimana fa il Cts aveva emesso un protocollo in cui si indicavano le condizioni per la riapertura. Una doccia fredda allucinante. Non si può lavorare così. Se un mese fa ci avessero detto che la stagione non sarebbe ripartita ci saremmo messi il cuore in pace».

«Gli esperti del Cts – ha aggiunto l’assessore – devono rendersi conto che in vista della ripartenza dello sci chi gestisce una struttura ricettiva aveva già provveduto a nuove assunzioni e a comprare le scorte alimentari. Questo non può essere il modo di rapportarsi al territorio e alle imprese».

Al termine della riunione in collegamento via Teams con gli altri assessori al Turismo e i ministri, Bini ha espresso un giudizio positivo sull’esito del confronto: «Abbiamo riscontrato un cambio di stile e di passo. I ministri si sono detti d’accordo per gli indennizzi. Mi è parso un buon punto di partenza».

Il settore alberghiero della montagna friulana è in subbuglio.

Dalla sera di domenica 14 febbraio è cominciata una pioggia di disdette dopo che nei giorni scorsi erano fioccate le prenotazioni. Tantissimi gli appassionati di sci che avevano chiamato da Trieste e dall’Isontino in vista di un periodo di vacanza sulla neve, approfittando della riapertura degli impianti.

«Per noi oltre al danno c’è la beffa – ha rimarcato Diego Bellotto, presidente mandamentale del Tarvisiano di Confcommercio nonché chef e titolare dell’hotel Edelhof –. Abbiamo speso per contratti e generi di consumo in vista delle tante prenotazioni che erano arrivate. Fedriga aveva anche atteso qualche giorno, rispetto ad altri governatori, prima di firmare l’ordinanza, per cui si pensava che non ci sarebbero stati problemi. A questo punto mi chiedo se abbia senso riaprire il 5 marzo».

Il governatore Massimiliano Fedriga è tornato lunedì 15 febbraio sull’argomento con un post su Facebook: «Serve programmazione. In un periodo drammatico in cui le attività produttive stanno vivendo una crisi senza precedenti – ha scritto il presidente della Regione –, serve perlomeno non aggiungere altri danni procedendo con decisioni tardive.

Il Cts (che è sempre lo stesso) immagino sapesse già qualche giorno fa della situazione, quindi perché arrivare all’ultimo? Ora servono indennizzi che vadano a risarcire veramente i settori della montagna e non i ristori insufficienti che abbiamo conosciuto fino ad ora».

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