Gambero Rosso: l’Harry’s Piccolo di Trieste conferma le tre forchette
Emozionati gli chef Matteo Metullio e Davide De Pra alla presentazione che si è svolta a Roma al Teatro Eliseo

Harry’s Piccolo di Trieste si conferma in cima alla classifica delle Tre Forchette del Gambero Rosso nella Guida Ristoranti d’Italia 2025. Emozionati gli chef Matteo Metullio e Davide De Pra alla presentazione che si è svolta a Roma al Teatro Eliseo.
«Lo scorso anno, per la prima volta, Harry’s Piccolo ha ottenuto tre forchette nella Guida Ristoranti d’Italia 2024 del Gambero Rosso – affermano –. Mantenere e confermare questo traguardo anche nell’edizione 2025, per noi è motivo di grande orgoglio e felicità. Il Gambero Rosso è una delle guide che ha creduto in noi fin dai tempi della Siriola e andare a Roma fa sempre un certo effetto, oltre a essere un’occasione per incontrare tanti colleghi e amici che durante l’anno vediamo solo in contesti lavorativi. Questo, invece, è un momento di festa, per stare insieme. ”
La guida Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso racconta le migliori insegne d’Italia, ben 2.430 indirizzi, premiando i professionisti che più di altri si sono distinti nell’ultimo anno: 52 in tutto i massimi riconoscimenti. In regione, oltre all’Harry’s, si conferma il migliore risultato per Emanuele Scarello (Agli Amici dal 1887 – Udine) e per Fabrizia Meroi (Laite Sappada). Sei nuovi ristoranti approdano nell’olimpo delle Tre Forchette e, tra questi, L’Argine a Vencò di Antonia Klugmann.
Tornando all’inossidabile sodalizio tra chef Metullio e il suo omologo De Pra, che manifestano il loro estro culinario in piazza Unità nei locali dell’Hotel Ai Duchi – ancora per poco, dato il trasferimento il prossimo anno dell’Harry’s in via San Nicolò –, gli ispettori hanno premiato tutto lo stile del luogo, dalla lista degli aperitivi al menu tutto di mare con citazione di merito per l’Harrysotto, piatto probabilmente più noto e prezioso: un assoluto di plancton marino dal verde brillante, dove l’acqua del pomodoro e il basilico blandiscono le acciughe e i capperi. Lodato anche l’altro menu, definito «imperdibile lo spaghettino freddo, dove l’intensità dell’ostrica digrada nella dolcezza della mandorla e si fonde con la tartare di manzo, l’erba cipollina e l’inattesa carezza di zenzero». Menzione speciale anche per il personale, di sovrabbondante cortesia.
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