Giacomo, l’ingegnere che ha vinto la dislessia

Ha scoperto a 14 anni la causa delle sue fatiche a scuola. E oggi spiega che guarire si può
Silvano Trieste 12/11/2011 Universita' di Trieste, Convegno sulla Dislessia
Silvano Trieste 12/11/2011 Universita' di Trieste, Convegno sulla Dislessia

Ha capito, è guarito, si è laureato in tempi da record, e da quel momento fa il “testimonial”, dal Senato fino alle scuole medie, e ieri al Burlo Garofolo al convegno annuale sulla dislessia. Ha anche scritto un libro, “Il demone bianco” (consultabile su Internet), è contento della popolarità perché gli consente di diffondere il messaggio: la dislessia non è una malattia, ma un diverso modo del cervello di applicarsi alla lettura dei segni grafici, e dunque un bambino che sembra “lento” ha diritto all’allungamento dei tempi per dimostrare che la sua intelligenza e capacità sono uguali a quelle degli altri.

Ieri ne ha parlato all’Università di Trieste alla nona edizione del convegno del Burlo (impegnato da anni nella prevenzione e nel trattamento di questo disturbo così a lungo impropriamente considerato un handicap), una riunione di medici, esperti, famiglie e scuola che collaborano grazie all’alleanza imposta dalla legge 170 del 2010 per diffondere la cultura della diagnosi precoce.

Si chiama Giacomo Cutrera ed è di Brescia, questo ventiquattrenne ambasciatore della sua esperienza. «L’ho scoperto a 14 anni che cosa avevo - racconta -, leggevo più lentamente degli altri, e sempre riuscivo a completare solo metà delle verifiche scritte, era difficile che arrivassi alla sufficienza, e mi dicevano che avevo poca voglia di studiare».

Prima dell’esame di terza media, finalmente un’analisi specifica di queste difficoltà. E la diagnosi: Giacomo aveva esattamente il 50% di capacità nella lettura e scrittura. Alle superiori è stato oggetto di una verifica: «Col tempo “normale” facevo la metà e prendevo 5, col tempo doppio adatto a me finivo tutto e prendevo 10». Da lì una corsa, fino alla laurea in Ingegneria informatica comunque a tempo di record rispetto ai ritmi “normali”. Una insopprimibile soddisfazione dopo che per anni, nell’età più delicata, tutti l’avevano sospettato di scarse capacità. «Io sapevo di fare fatica - dice -, ma finalmente a questa cosa è stato dato un nome, tutti si sono accorti come non fosse vero che avevo poca voglia di impegnarmi. Questo mi ha dato la forza».

Giacomo si è iscritto all’Associazione italiana dislessici, è diventato presidente nazionale del suo comitato Problematiche sociali, da 10 anni incontra mamme e bambini, e ha presentato in Senato la legge 170 «in diretta tv su Raiuno», aggiunge. Una bella lezione. Giacomo cerca altri ragazzi come lui che vogliano raccontare questa normalità conquistata. (g. z.)

Riproduzione riservata © Il Piccolo