Gli alunni transfrontalieri “in fila” al confine di Rabuiese per poter rientrare a scuola

Riaperti gli istituti in Slovenia. I genitori dei bimbi iscritti all’elementare di Crevatini costretti ad attraversare con l’auto l’unico valico ora attivo 
Lasorte Trieste 23/09/12 - Muggia, Rabuiese, Confine
Lasorte Trieste 23/09/12 - Muggia, Rabuiese, Confine

il racconto

MUGGIA

Primo giorno di scuola ieri per i bambini delle scuole primarie in Slovenia. Sono rientrati in classe gli alunni dalla prima alla terza elementare. E tra loro c’erano anche alcuni bambini muggesani.

Non è stato facile dopo oltre due mesi di assenza, con i confini ritornati “fisici” lungo i valichi secondari che prima si superavano senza farci più caso. Ma la campanella è suonata anche per loro, felici di poter tornare a scuola dopo che la vicina Repubblica aveva annunciato che le scuole sarebbero ripartite venendo a mancare il motivo sostanziale della chiusura, ossia l’emergenza sanitaria.

Certamente partire da casa, destinazione Crevatini (Hrvatini), sede della osnovna šola, la scuola primaria, località slovena a un tiro di schioppo dai valichi secondari sulle colline muggesane, non è stato proprio come prima della chiusura forzata. Questa volta genitori e ragazzi hanno dovuto superare il valico e i controlli a Rabuiese.

«Nel primo giorno – ha spiegato Eliana Derganza, uno dei genitori degli studenti transfrontalieri di Muggia – non ho avuto problemi a superare il confine di Rabuiese. So che hanno imposto alcune regole ferree e che hanno cambiato molto la routine scolastica».

Altra testimonianza è quella di Elisa Zuppin Coren: «Sono appena ritornata dalla Slovenia per andare a prendere mia figlia che frequenta la prima elementare a Crevatini. Il nuovo Dpcm equipara gli studenti ai lavoratori transfrontalieri. Da oggi (ieri, ndr) quindi siamo autorizzati a uscire e rientrare per far frequentare la scuola ai bambini. Mia figlia ha digerito molto bene le nuove regole, il desiderio di vedere i compagni e la proprio maestra ha superato il disagio iniziale».

E il termine “transfrontalieri” usato per definire questi bambini che dalle località di confine quotidianamente continueranno a frequentare la scuola in Slovenia, appare quanto mai attuale: ad oggi gli unici cittadini residenti in Italia a potersi spostare in Slovenia senza il rischio di dover trascorrere, al ritorno, un periodo di quarantena obbligata, sono proprio i piccoli studenti e i lavoratori appunto transfrontalieri.

Se n’è parlato tanto in questi giorni del problema: la senatrice del Pd Tatjana Rojc aveva chiesto e ottenuto dal prefetto di Trieste la conferma per gli studenti di poter attraversare il confine senza problemi, assieme ai genitori e agli accompagnatori, e senza avere problemi nemmeno al rientro. E così è stato.

Fortunatamente al valico di Rabuiese tutto è filato liscio, anche in assenza di una documentazione atta a dimostrare l’iscrizione a scuola dei ragazzi. Un periodo di quarantena e di didattica a distanza che per molti di loro, quindi, ieri è ufficialmente finito, ma non per tutti. Anche se a detta dei genitori, in questi duri mesi, è stato affrontato con professionalità e costanza dalle strutture scolastiche slovene e dal corpo docente, come testimoniato da numerosi genitori tra cui Patrizia Miniscalco, mamma di uno studente di quarta elementare: «Abbiamo aule virtuali su piattaforma Arnes, una specie di classroom slovena, attraverso la quale ricevere compiti e rimandare le consegne su richiesta». —

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