Gli atti dell’Ufficio zone di confine e la storia di Trieste

La storia delle aree italiane di frontiera, nella fase di transizione del secondo dopoguerra, ricostruita e raccontata attraverso gli atti e le documentazioni dell’Ufficio per le zone di confine a...

La storia delle aree italiane di frontiera, nella fase di transizione del secondo dopoguerra, ricostruita e raccontata attraverso gli atti e le documentazioni dell’Ufficio per le zone di confine a Bolzano, Trento e Trieste. Hanno scelto di partire da questo insolito osservatorio gli autori del volume “La difesa dell'italianità. L'Ufficio per le zone di confine a Bolzano, Trento e Trieste (1945-1954)”, pubblicato da il Mulino.

Il volume sarà presentato oggi alle 18 nella sala di lettura della Libreria Minerva di via san Nicolò. Introdurrà Anna Maria Vinci, presidente dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia. Presenteranno Guido Formigoni dello Iulm di Milano e Raoul Pupo dell'università di Trieste. Saranno presenti i curatori del volume: Diego D’Amelio - ricercatore all’Istituto storico italo-germanico di Trento, direttore della rivista «Qualestoria» e giornalista del Piccolo -, Andrea Di Michele, ricercatore al Centro di competenza storia regionale della Libera Università di Bolzano, e Giorgio Mezzalira, insegnante liceale e autore di ricerche storiche in ambito regionale.

Il libro “L’Ufficio per le zone di confine”, attivo dal 1947 al 1954 sotto la responsabilità del giovane sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giulio Andreotti, rappresenta una fonte di rilievo per comprendere la storia delle aree italiane di frontiera, nella transizione del secondo dopoguerra. L’Ufficio fu infatti il laboratorio in cui si studiarono le politiche relative all’Alto Adige ed alla Venezia Giulia e il terminale incaricato di applicare le strategie del governo in contesti complessi, connotati dall’emergere di questioni che mettevano in discussione la stessa sovranità italiana sulle regioni di confine. Il volume permette oggi di evidenziare similitudini e divergenze delle scelte di Roma nella "difesa dell’italianità" delle frontiere, attraverso l'utilizzo di documentazione rimasta irreperibile per decenni.

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