Gorizia, fissano il funerale al parroco poi scoprono che è vivo
Danno per morto un sacerdote, fissano la data del funerale ma all’ultimo momento scoprono che è ancora vivo. Sono le sequenze dell’incresciosa vicenda che ha per protagonista don Vojko Makuc, 63 anni, parroco di Savogna d’Isonzo. La notizia del decesso è stata comunicata verso le 20 di sabato sera dalla sala stampa dell’Arcidiocesi di Gorizia

GORIZIA
Danno per morto un sacerdote, fissano la data del funerale ma all’ultimo momento scoprono che è ancora vivo. Sono le sequenze dell’incresciosa vicenda che ha per protagonista, suo malgrado, don Vojko Makuc, 63 anni, parroco di Savogna d’Isonzo dopo esserlo stato di Sgonico (dal 1978) e di Piuma (dal 1984). La notizia del decesso del sacerdote è stata comunicata verso le 20 di sabato sera dalla sala stampa dell’Arcidiocesi di Gorizia.
Si faceva riferimento anche all’ora del decesso: le 18.30. Così ieri mattina la notizia è apparsa sul nostro giornale e sul Primorski Dnevnik. Nell’articolo si ricorda che don Vojko era ricoverato da alcuni giorni all’ospedale di Gorizia in seguito ad un gravissimo ictus. E ieri mattina nelle chiese della diocesi si è pregato per il lutto della perdita di don Makuc. Ma lui era ancora vivo.
COS’É SUCCESSO?
Ad ever ingenerato questo grottesco fraintendimento sono stati i parenti di don Vojko, la sorella Evelina e suo marito Roberto. Sabato alle 18.30 hanno un incontro con il primario del reparto di Terapia intensiva di Gorizia, dottor Silvestri. Il medico avrebbe spiegato che il congiunto si trovava in condizioni giudicate irreversibili. Scossi da questa diagnosi senza speranza, i parenti del parroco si autoconvincono che ormai don Vojko sia morto.
E informano, tra i primi, il decano don Bolcina, parroco di Sant’Andrea. Viene informato l’arcivescovo De Antoni; si decide che la salma di don Vojko sia esposta oggi nella parrocchiale di Savogna e che i solenni funerali siano celebrati martedì dallo stesso presule. Infine, si dà mandato a don Carlo Bolcina di contattare l’impresa di pompe funebri Preschern per espletare le pratiche.
DONAZIONE DI ORGANI.
Ieri mattina il titolare dell’impresa Preschern contatta l’ospedale di Gorizia e apprende che non si registra il decesso di alcun sacerdote. Vengono immediatamente informati i parenti di don Vojko.
La notizia alimenta sentimenti contrastanti: da una parte la felicità di apprendere che il sacerdote è ancora in vita, dall’altra lo sgomento di aver viecolato un’informazione non veritiera. «Abbiamo capito male - ammette nel pomeriggio di ieri Roberto Lolis, cognato del parroco - .Eravamo scossi da quanto successo e affranti dall’apprendete che per Vojko non c’è più nulla da fare».
Nel pomeriggio di sabato all’ospedale di Gorizia arriva da Udine l’equipe medica coordinata dal dottor Perissutti che ha il compito di provvedere all’espianto degli organi. Don Vojko infatti è un donatore. La procedura prevede che sul corpo del donatore sia effettuato un periodico elettroencefalogramma; quando l’esame non dovesse rilevare più nessun impulso elettrico del cervello a quel punto scatta un periodo di osservazione di sei ore e, dopo altro elettroencefalogramma con analogo esito si procede all’espianto. Nel caso il paziente in fin di vita non sia un donatore lo stato di morte si accerta invece con un elettrocardiogramma.
LA SITUAZIONE.
Le condizioni di don Vojko restano disperate, irreversibili, ma clinicamente non è morto. «Un flebile filo tiene quindi ancora viva la speranza della comunità cristiana di Savogna che anche quest'oggi (ieri ndr) ha rinnovato la propria preghiera al Signore», si legge in una nota della Curia di Gorizia.
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