Gorizia, il Pd ha scelto: Cingolani alle Primarie

GORIZIA. «Fatti più in là», cantavano nel 1978 le Sorelle Bandiera, creatura di Renzo Arbore. E l’ironica canzone è risuonata idealmente all’assemblea del Pd dell’altra sera: ad intonarla Maurizio Di Matteo e i suoi aficionados all’indirizzo di Giuseppe Cingolani. Ma il segretario comunale del Partito democratico non si è “fatto più in là”. Anzi, pur mantenendo il sorriso stampato sulle labbra, ha dimostrato di saper utilizzare anche i gomiti per farsi largo sulla strada della candidatura alle Primarie. E, futuri colpi di scena a parte, dalle 23 di martedì sera è lui il candidato del Pd alle preconsultazioni di coalizione. Non altri. Non Collini. Su 133 votanti, ha ottenuto 122 preferenze, otto le schede bianche, 3 nulle.
La serata. La riunione si è aperta con la sorpresa (annunciata) del ritiro della candidatura di Silvano Ceccotti. Le motivazioni? La sfida impari che avrebbe dovuto sostenere con Cingolani, il quale «da segretario può godere di una visibilità che io non ho, nè posso avere». Ma è il passaggio successivo che ha lasciato aperti diversi interrogativi. «All’orizzonte, ci sono nubi. Dobbiamo prendere in considerazione tutte le opportunità. Fermiamoci un attimo», le parole dell’ex candidato. Quali nubi? Quali opportunità? Si riferiva a Collini? Intanto, però, Ceccotti ha preso parte alle votazioni, al contrario dei malpancisti rappresentati da Di Matteo e da Mosetti. Cingolani è, invece, partito lancia in resta: citando una storiella che narrava di un paese paralizzato dalla neve (più di qualcuno l’ha scambiata per una predica), ha dichiarato apertamente che «non bisogna fermarsi».
«Andiamo avanti con slancio. Accetto la candidatura che mi ha proposto il direttivo nel giugno scorso e sono pronto a dare tutto me stesso in campagna elettorale». Parole accolte con palese insofferenza sia da Di Matteo che da Giulio Mosetti, i quali avrebbero preferito che Cingolani si fosse «fatto più in là». Di Matteo, al termine della predica (pardon discorso) di Cingolani, avrebbe voluto prendere la parola probabilmente per rendere visibili i siluri partiti nei giorni scorsi dal sommergibile ma si è deciso di non dar vita a dibattiti, «perchè a suo tempo avevamo deliberato così», la spiegazione di Enzo Dall’Osto che ha presieduto l’assemblea vista l’assenza iniziale del presidente Oliviero Furlan.
Le crepe. E, allora, in un clima in cui si sono evidenziate una volta di più le crepe che già dilaniarono (a suo tempo) la Margherita goriziana, si è proceduto con le votazioni. I “colliniani” (rappresentanti da Di Matteo in assemblea) sono usciti dalla sala assieme anche a molti bersaniani, e non hanno partecipato al voto. «Mi risulta che abbiano votato in 133 su 520 iscritti. Se fossi in Cingolani, mi preoccuperei. Non c’è stato, per nulla, un plebiscito e lui è il segretario», l’attacco di Di Matteo. A dire il vero qualcuno (Stefano Podlipnik nella fattispecie) aveva chiesto la nomina per acclamazione, vista la candidatura unica, ma si è proceduto ugualmente con il voto. Cingolani? Non ha voluto rispondere a Di Matteo, anche se indirettamente l’ha fatto. «Una sala così piena non si vedeva da tempo alle nostre assemblee. Ritengo sia straordinario che per un’unica candidatura siano accorse così tante persone. Questo è il coronamento di un percorso faticoso ma entusiasmante».
L’autospensione. Cingolani, una volta sancita la candidatura alle Primarie, ha comunicato la sua autosospensione da segretario comunale del Pd.
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