Gorizia, la mancata Verdun persi milioni di turisti

Perché Gorizia - a cent'anni dalla presa, dalla conquista o dalla prima redenzione che dir si voglia - non sta all'Italia come Verdun sta alla Francia? La domanda capziosa ancorché retorica è stimolata dall'incontro promosso ieri nell'ambito del festival èStoria e intitolato "Gorizia 16". Tra i partecipanti l'autorevole storico militare Marco Cimmino (autore tra l'altro del dettagliato libro "La conquista del Sabotino") che il problema l'ha posto in apertura di conferenza.
Un tema che ha significative ricadute economiche. Ogni anno sono centinaia di migliaia i turisti che si recano a Verdun; non è così a Gorizia.
«In Italia lo sport preferito è creare fronti opposti - il ragionamento di Cimmino - . Il centenario della prima guerra mondiale sembra sia caduto improvvisamente dal nulla con la conseguenza che non è stato calibrato un programma di celebrazioni degno di questo nome. C'è anche un altro aspetto. La gran parte degli istituti di ricerca si concentra maggiormente sulla Seconda guerra mondiale. Anche se va detto che nemmeno questo evento è stato approfondito come si deve».
Gorizia celebra la presa con la bella mostra fotografica allestita in Castello, voluta dal Comune ma impacchettata per bene dall’associazione Isonzo-Gruppo di ricerca. Nel corso dell’inaugurazione il sindaco e assessore alla Cultura Ettore Romoli ha anticipato che la presa sarà ricordata anche da un’altra «grande manifestazione» che si terrà, si suppone, a cavallo dell’otto-nove agosto, nel centenario dell’ingresso del Regio esercito a Gorizia, ingresso avvenuto «malgrado» i comandi italiani il cui piano si limitava all’occupazione della sponda destra dell’Isonzo.
Resta che per il centenario molti appassionati si aspettavano qualcosa in più a Gorizia. Speriamo di essere smentiti.
Le battaglie di Gorizia e Verdun hanno molti elementi in comune, ben delineati dagli storici. La perdita di Gorizia fiaccò le sicumera degli imperiali, che ritenevano la città e il monte Sabotino “imprendibili”. L’esito della battaglia, poco rilevante dal punto di vista strategico militare, ebbe conseguenze importanti dal punto di vista psicologico.
Ringalluzzì il re, il prudente Cadorna e il governo, e agli italiani fu servito pure un giovane eroe, il tenentino Aurelio Baruzzi. Ancora più profondamente Verdun incise nell’animo di francesi e inglesi da una parte, tedeschi dall’altra. Se non ci fosse il rischio mancare di rispetto alle circa 420.000 vittime (si è calcolato che solo l'artiglieria tedesca abbia sparato all'incirca 22.000.000 colpi di artiglieria), si dovrebbe ricordare che dal punto di vista strategico militare Verdun ebbe scarsa importanza. Invece, da subito, l’eroica resistenza e poi attacco dei francesi nei dieci mesi della battaglia (febbraio-dicembre 1916) si trasformò in un fatto epico, «divenne una sacra leggenda nazionale in Francia, sinonimo di forza, eroismo e sofferenza, i cui effetti e ricordi perdurano ancora oggi; fu la più lunga battaglia di ogni tempo, coinvolse quasi i tre quarti delle armate francesi, e benché nella storia, e nella stessa prima guerra mondiale, ci siano state battaglie anche più cruente, Verdun detiene probabilmente il non invidiabile primato di campo di battaglia con la maggior densità di morti per metro quadro».
La battaglia di Gorizia, in proporzione, come morti purtroppo non ha nulla da “invidiare”. Solo che finita la guerra la conquista di Gorizia diviene appannaggio del turismo politico pianificato dal fascismo che riporta in zona migliaia di reduci. Il Novecento non fa che martoriare l’eredità psicologica e culturale della presa di Gorizia fin troppo enfatizzata da Mussolini. Dal dopoguerra protagonista della discussione diventa Caporetto, disfatta per gli italiani, miracolo - ancora oggi - per molti goriziani. «Caporetto - chiosa Cimmino - rappresenta l’incarnazione della capacità degli italiani di parlare male di se stessi». Non è questione di lana caprina disquisire sulle disgiunte eredità di Verdun e di Gorizia. La questione concreta, piaccia o no, sono le palate di euro che piovono ancora oggi a Verdun come piovevano i proiettili. A Gorizia ci accontentiamo degli spiccioli.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo