Gorizia, spunta un’azienda interessata alla Sweet

Il segretario provinciale del Pd Rossi: «Un imprenditore sardo ha incontrato il curatore e visitato lo stabilimento». Intanto è aperta la procedura di mobilità per i 53 dipendenti
Di Francesco Fain
Bumbaca Gorizia 13.03.2014 Manifestazione Sweet - Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 13.03.2014 Manifestazione Sweet - Foto Pierluigi Bumbaca

Forse, una timida luce in fondo al tunnel comincia a intravvedersi. Parliamo della “Sweet”, l’azienda dolciaria di via Gregorcic dichiarata fallita. Un imprenditore sardo ha manifestato interesse a rilevare l’azienda.

A confermarlo è il segretario provinciale del Pd Marco Rossi che aveva partecipato alla manifestazione degli ormai ex dipendenti svoltasi qualche settimana fa sul piazzale dell’ex stabilimento. «Sì, sembra che ci sia l’interessamento molto concreto da parte di un’azienda della Sardegna. L’imprenditore, assieme al curatore fallimentare, ha anche visitato lo stabilimento goriziano - spiega Rossi -. Non solo: ha incontrato di nuovo il curatore e ha parlato anche con alcuni lavoratori. Pare che i contatti finora siano positivi. Ho inoltrato i riferimenti anche alla segreteria del vicepresidente della Regione Bolzonello affinché contatti l’imprenditore per illustrargli e proporgli il sistema delle agevolazioni e incentivi regionali alle imprese. Speriamo bene. Pare che possa essere emesso anche un bando nelle prossime settimane».

Ad informare Rossi di questo (inatteso) sviluppo è stato Fabrizio Manganelli, l’ex patron della Sweet. Che conferma tutto. «Confermo che l’imprenditore è sardo ma preferisco non rivelare, in questa fase, il suo nome. L’interessamento è molto serio e concreto. Mi auguro che la trattativa possa andare inporto perché vedere lo stabilimento trasformarsi in un rudere sarebbe pesantissimo non solo per il sottoscritto ma per l’intera città. L’imprenditore ha già parlato con il curatore e con alcuni, ormai ex, miei dipendenti. Mi auguro che le istituzioni sappiano sfruttare questa occasione».

Debiti per oltre 19 milioni: 19.120.588,09 euro per la precisione. Era il 5 agosto scorso quando delineammo con maggiore chiarezza i contorni del fallimento della “Sweet spa”, azienda creata da Fabrizio Manganelli. La cifra emerse con chiarezza nella relazione alla richiesta di concordato preventivo (poi cassata), firmata dal commercialista udinese Giuliano Bianco: un documento molto circostanziato di cui eravamo venuti in possesso. I debiti accertati al 22 maggio scorso erano così suddivisi: debiti in prededuzione ammontanti a 533.642,18 euro; debiti ipotecari equivalenti a 8.129.147,45 euro; debiti privilegiati 1.839.626,60 euro e debiti chirografari 8.614.168,86. Ciò porta a una cifra complessiva di 19 milioni 120mila 588,09 euro. Una cifra indubbiamente consistente. Ma c’è un’altra parte della documentazione che è molto interessante: è intitolata “Storia della società, origini e cause della crisi”. Sweet spa era un’azienda specializzata nella produzione di ovetti di cioccolato con sorpresa. Venne costituita nel 1994 da Fabrizio Manganelli e rappresentava il continuum di un’esperienza nel settore dolciario iniziata nelle aziende di famiglia (Ilcea sas e Dolceitalia srl).

Nel 96 venne costruito il primo lotto dello stabilimento di via Gregorcic nel quale venne realizzato un innovativo processo che consentiva la produzione di ovetti bicolore con forma esclusiva e tecnologia di “stampa a freddo” che permetteva la realizzazione di prodotti perfetti e di spessore uniforme senza l’inconveniente della capsula della sorpresa attaccata al cioccolato. La crescita fu imperiosa ma la cessazione del rapporto con Giochi preziosi coincide con il lento declino della società.

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