Gorizia, la storia senza fine dell’hotel Transalpina: da simbolo della città a punto di degrado
Naufragrata anche l’ultima trattativa che vedeva interessato all’acquisto il fondatore dell’impresa Goni. L’amarezza di Ziberna

Da una parte la stazione, dall’altra l’albergo. Nel centro, piazza Transalpina, riqualificata come riqualificata è la stazione. L’albergo, invece, è chiuso da tanti, troppi anni: ben più di dieci. Ed è un peccato.
Non solo perché, con la sua apertura, Gorizia avrebbe un importante numero di posti letto in più. Ma anche perché l’inattività di un hotel che si affaccia sulla piazza simbolo dell’integrazione di Gorizia e Nova Gorica è paradossale, per usare un eufemismo. Specie nell’anno della Capitale europea della Cultura, quando la struttura avrebbe registrato numeri record e, per comprenderlo, non serve essere acuti analisti di mercato.
Invece all’esterno dell’edificio al numero 30 di via Caprin non c’è alcun cartello a segnalare che è in vendita. La proprietà è della Nuovi Immobili srl, azienda di Frosinone che ha vinto un’asta per aggiudicarselo e che più volte sembrava sul punto di cederlo, ma, finora, non se n’è fatto nulla: è ancora suo.
E le condizioni della struttura, per un imprenditore, per un investitore, sono sempre meno invitanti. Il giardino è in evidente stato di degrado. A suonare il campanello, dov’è indicato “Albergo alla Transalpina”, al massimo potrebbe rispondere qualche fantasma. Sulla facciata dell’ingresso, una targa riporta le tre stelle, quelle che l’hotel aveva in un tempo ormai remoto e la nostalgia affiora.
«La Transalpina sarebbe un hotel che avrebbe tutte le caratteristiche per fare sempre il tutto esaurito: ha una posizione di assoluto rilievo, ottime dimensioni e consente una pluralità di utilizzi (oltre ai servizi di ospitalità e ristorazione, penso alle iniziative culturali) – afferma il sindaco Rodolfo Ziberna –. Ho avuto un incontro con la proprietà, ma i progetti di vendita e di gestione non si sono concretizzati. So che più di qualcuno si era detto interessato all’acquisizione, ma, al momento, non ci sono stati risultati. Ed è un peccato, ovvio».
Tra i potenziali acquirenti, c’era anche l’impresa edile Goni. «Sì, eravamo interessati all’acquisto più che alla gestione dell’albergo e, per acquisirlo, era stata avviata una trattativa che poi non si è perfezionata – racconta Mefail Thaqui, fondatore dell’azienda –. Non possiamo escludere un ripensamento, ma, per ora, abbiamo molti cantieri da portare a termine. Certamente, spiace non aver concluso l’iter, perché si tratta di un hotel molto conosciuto e ogni investimento che si fa in città è un bene per l’imprenditore che lo affronta e per la comunità nel suo complesso».
Il vicepresidente della Camera di Commercio della Venezia Giulia e direttore di Confindustria Fvg, Massimiliano Ciarrocchi, ha invece un punto di vista tutto sommato originale: «La Transalpina è sicuramente un simbolo, a prescindere dall’albergo: in altre parole, nonostante l’hotel sia chiuso viene visitata eccome – commenta Ciarrocchi –. Gorizia in questi mesi ha saputo organizzare una lunga serie di iniziative in tutto il territorio. Sì, la città ha davvero cambiato volto. Di conseguenza, non interpreto la chiusura di quell’albergo in modo così drammatico. Forse, più che quella relativa agli hotel, sarebbe invece da aumentare l’offerta in materia di ristorazione».
Di fatto, che sia tanto o poco utile alla città, l’hotel se ne sta a guardare, pervicacemente ancorato al suo passato, indifferente alle sirene ammaliatrici di Go!2025, simbolo di un mondo che la Capitale europea della cultura ha contribuito a superare.
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