Gradisca, la città dei tre patroni. E un vescovo

Oggi si celebra Sant’Antonio che è in buona compagnia: Pietro, Paolo e l’Addolorata. Tutti hanno pari dignità

GRADISCA. Una cittadina, ben tre patroni. E una sede arcivescovile. È il curioso caso di Gradisca d'Isonzo, centro di appena 6.400 anime che evidentemente - ci si passi la battuta - ha molti santi in paradiso. Perché in pochi mesi la Fortezza celebra ben tre feste patronali: i santi Pietro e Paolo, il 29 giugno, sono sempre stati considerati i patroni "istituzionali"; la Vergine Addolorata, festeggiata da 5 secoli la terza domenica di settembre, è considerata "avvocata e protettrice" della città; e, come è stato scoperto nel 2010, il santo cui Gradisca è devota da più secoli: Sant'Antonio di Padova, di cui oggi alle 19 viene celebrata la ricorrenza con una messa solenne in Duomo presieduta da don Sergio Frausin, vicerettore seminario interdiocesano.

Il "caso" è intrigante: chi ha diritto di essere considerato a pieno titolo il reale patrono della cittadina? La verità è che tutti e tre vanno considerati sullo stesso piano. Pietro e Paolo sono i patroni della chiesa madre della parrocchia, oltre che del Comune, tant'è vero che la giornata di festa significa da anni ferie per i dipendenti comunali. Ma al tempo stesso come aveva scoperto lo studioso gradiscano Vinicio Tomadin, Sant’Antonio è stato proclamato patrono prima di tutti gli altri e l'Addolorata ha rivestito per diversi secoli il ruolo di patrona nel cuore dei fedeli gradiscani, tant'è vero che è stata a lungo l'unica festività per la quale era prevista la processione solenne. Per chi giunge a Gradisca da viale Trieste, la città si presenta ormai con la nuova piazza prospiciente il teatro, ma fino al 1863 non figurava così. Infatti per quattro secoli le mura della fortezza cingevano la città anche sul versante occidentale. Un documento della seconda metà del settecento, e precisamente del 1779, ha detto di più, aveva rivelato Tomadin: ovvero che a dare il "benvenuto" alla gente che entrava a Gradisca da questa porta oggi scomparsa c'era proprio Antonio di Padova. Sant'Antonio, di cui oggi Gradisca conserva pure una reliquia donata dai Padri Conventuali di Padova, venne proclamato patrono della Fortezza nel 1698: molti anni prima quindi, della Vergine Addolorata (1744) e dei santi Pietro e Paolo (1789, anno in cui l'allora chiesa di San Salvatore diventò cattedrale e fu dedicata agli Apostoli). A confermare in maniera inconfutabile la correttezza della tesi sull'effettiva contitolarità di tutti e tre i patroni a protettori della città vi è anche l'iscrizione posta su una campana che oggi non esiste più. E che venne collocata proprio sul campanile dell'Addolorata nel 1850. Stando alle scoperte emerse dalle preziose cronache parrocchiali recitava così: "Addolorata, San Pietro Apostolo e Sant’Antonio di Padova. Patrocinatores Gradiscanorum apud Deum omni tempore estote". L'invocazione si rivolge quindi in maniera inequivocabile a tutti e tre i santi, indistintamente. Non meno intrigante è la vicenda dell'arcivescovado "dimenticato" di Gradisca. Un titolo prettamente onorifico, retaggio dei tempi in cui la città fu sede della Diocesi congiunta di Gorizia e Gradisca. Correva l'anno 1788 quando l'imperatore Giuseppe II decise di sopprimere la cattedra di Gorizia, ritenendola troppo decentrata, e di trasferirla nella Fortezza. La solenne cerimonia dell'insediamento si svolse il 26 aprile 1789, ma il neo-vescovo Filippo conte d'Inzaghi non rimase a Gradisca che per poche ore a causa di forti pressioni politiche. Nel 1988 l'allora arcivescovo di Gorizia mons. Antonio Vitale Bommarco deciderà di "scorporare" il titolo di Gradisca da quello dell'arcidiocesi di Gorizia, con la conseguente nascita dell'arcidiocesi titolare di Gradisca, che venne assegnata al diplomatico francese del Vaticano mons.Bacquè, già nunzio apostolico dapprima a Santo Domingo e poi in Olanda.

Luigi Murciano

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