Gradisca, la zona industriale dopo 8 anni sempre deserta

Si è rivelata un vero e proprio flop la creazione di un’area di 75mila metri quadrati A nulla è servita nel tempo la creazione di piccoli lotti per ridurre i prezzi d’affitto
GRADISCA. Ormai è trascorso quasi un decennio – otto anni per la precisione – ma quella scatola vuota proprio non la si riesce a eliminare dal piano regolatore di Gradisca. In principio – si era ai tempi della giunta guidata da Franco Tommasini - fu l’idea di dotare la cittadina di un’area artigianale e piccolo industriale in grado di attrarre imprenditori (o richiamare quelli “emigrati” anche soltanto pochi chilometri più in là) con attività non impattanti. Poi spuntò l’ipotizzato insediamento di una centrale a biomasse, ma le perplessità del territorio fecero saltare quell'ipotesi.


Infine si palesò l'eventualità di un hotel con tanto di resort, saune e palestre, da realizzarsi nell'ambito della riqualificazione dell'ex Torcitura di Sagrado. Ma anche quella faraonica ipotesi è finita nel dimenticatoio. E così la maxi-area artigianale di Gradisca d'Isonzo rimane, almeno per oggi, un foglio bianco. Una lavagna intonsa. O, a voler essere severi, un flop. Nei piani, la vasta zona di 75mila metri quadrati al confine con il Comune di Mariano avrebbe dovuto costituire la principale risorsa per lo sviluppo economico del Gradiscano. Ma almeno per ora è l'ennesima cattedrale nel deserto della Fortezza. A due passi dal nuovo svincolo autostradale, area appetibile come dimostra anche il recente approdo nell’Isontino di Ottimax, il gigante dell’edilizia e prodotti per la casa che ha investito in città dando nuova linfa alla vicina area dell’ex ipermercato “Isonzo” della Coop. Nell'ottica di favorirne il lancio e renderla appetibile ai potenziali investitori, la passata giunta Tommasini aveva anche provato a "scomporla" in lotti. A disporlo era stato un piano particolareggiato che aveva di fatto suddiviso in 15 lotti - da un minimo di 2mila a un massimo di 5mila metri quadrati - l'area artigianale e piccolo industriale da complessivi 75mila metri quadrati creata nell'ormai lontano 2009. Un piano flessibile, quello approvato a suo tempo, dal momento che prevedeva di poter accorpare i mini-lotti qualora il proponente richiedesse per la propria attività una superficie superiore a quella stabilita.


Il tutto, riservato a insediamenti non non inquinanti di natura artigianale. A ormai 8 anni dalla sua creazione e dopo la "bocciatura popolare" della centrale elettrica a biomasse che aveva indotto l'amministrazione a soprassedere al progetto dell'azienda veneta Elettrostudio, comunque, di altre proposte concrete di insediamento nell'area D2 al confine con il comune di Mariano non c'è neanche l'ombra. Nessuno si è mai fatto vivo, se non per degli effimeri pour parler. «Lo strumento urbanistico è pronto e sono certo che i proprietari dell’area siano da tempo alla ricerca di investitori o committenti in grado di portare a Gradisca un progetto serio e di livello. Inutile dire che per la città sarebbe un'occasione importante» comenta l’assessore all’Urbanistica, Alessandro Pagotto.


Pure dal punto di vista economico l’area è una grande occasione persa: a conti fatti, anche se da Palazzo Torriani la cifra non è mai stata confermata, il "no" alla centrale a biomasse sarebbe costato la rinuncia ad almeno 200mila euro annui di entrate tributarie.


Nel 2005 il Consorzio industriale di Monfalcone aveva individuato nella Destra Isonzo, su impulso della Regione, circa 2 milioni di metri quadrati idonei allo sviluppo produttivo del territori. Una maxi area intercomunale per l'industria e l'artigianato dell'Isontino. Un progetto importante ma che alla prova dei fatti non è mai decollato.


«Il Comune, specie la precedente amministrazione ha fatto la sua parte licenziando l'area - conclude Pagotto - ma con i privati sinora purtroppo non si è andati oltre a dei semplici abboccamenti» La sensazione è che qualcosa si stia muovendo, ma siamo ancora ben lontani da un progetto concreto e la contrazione economica certo non aiuta a fare passi avanti. Il recente precedente di Ottimax dimostra pero’ che possiamo essere appetibili, bisogna attendere l’occasione giusta».


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