Gradisca riscopre il “suo” Strauss

GRADISCA. Gradisca riscopre il “suo” Strauss. L'eminente figura del compositore triestino (ma gradiscano d'adozione) Michele Eulambio verrà riportata alla luce a fine mese a Perugia, nel corso dell'annuale convegno internazionale della Società italiana di musicologia. Fatto ancor più significativo, la valorizzazione della figura di Eulambio avviene grazie a un giovane isontino, il 33enne ronchese - ma da qualche tempo residente a Sagrado - Federico Gon. Maestro compositore costretto a lavorare come magazziniere per sbarcare il lunario, Gon si è visto commissionare dal prestigioso teatro “La Fenice” di Venezia una composizione per orchestra sinfonica per l'estate del 2016.
Ora la nuova soddisfazione di intervenire fra i relatori del convegno di Perugia, ove come detto riporterà alla ribalta internazionale il nome – ai più sconosciuto o dimenticato – di Michele Eulambio. Un grande compositore (citato persino dall'enciclopedia Treccani) la cui memoria però avrebbe potuto essere maggiormente valorizzata. Nato a Trieste da famiglia di lontana origine greca, proprietaria dell'omonima fabbrica gradiscana produttrice di carta smerigliata, Eulambio fu iniziato sin da giovanissimo allo studio del pianoforte dalla madre, studiò contemporaneamente violino con Coronini e Castelli a Trieste, ove fu poi allievo per l'armonia di Gustavo Wieselberger. I lusinghieri risultati ottenuti e l'impegno mostrati in questi primi anni di studio indussero la famiglia a indirizzarlo verso un più prestigioso centro di cultura musicale e, inviato a Lipsia, nel 1903 entrò nel locale conservatorio, ove divenne allievo di Krehl per la teoria, di Zoellner per la composizione, di Ruthard per il pianoforte, di Hoffmann per la strumentazione e infine del celebre direttore Nikisch per la direzione d'orchestra.
Portati a termine gli studi nel 1907 con ottimi risultati, si diplomò in composizione e direzione d'orchestra, presentando quale saggio finale un Concerto per pianoforte e orchestra da egli stesso diretto con successo.
Tornato in Italia, si stabilì dapprima a Milano, quindi a Napoli ove visse dal 1915 al 1926, dedicandosi prevalentemente alla composizione di musica da camera, legandosi agli ambienti culturali della città. Nel periodo partenopeo compose altre due opere, “Madamigella Figaro” (libretto di Enrico Golisciani) e “Corsaresca” (libretto di Alfredo Algardi), lavori che non ottennero all’epoca il successo sperato. Fu la fine della "prima" vita del maestro: Eulambio, classe 1881, venne chiamato alle armi dall’Imperial regio esercito austriaco ma, uomo di estrema sensibilità e d’indole più che pacifica, fuggì nel capoluogo partenopeo per evitare il fronte galiziano che tanti vide cadere tra gli abitanti della Venezia Giulia che combatterono per gli Asburgo. Lasciata Napoli, si stabilì a Gradisca d'Isonzo, ove si impegnò sopratutto nell'insegnamento della musica nelle scuole medie e nella composizione di lavori teatrali e sinfonici rimasti per lo più inediti. Qui, all'ombra della Fortezza, inizia la seconda vita di Eulambio. Ormai quarantenne, senza famiglia e senza prospettive di rilanciare la sua carriera, trovò alloggio a pensione presso una signora gradiscana e accettò il posto di insegnante di musica nelle locali scuole d’avviamento professionale e alle medie e il magistero a Gorizia.
Nonostante questi anni di esilio, i suoi lavori vengono seppur tardivamente ripescati dall’oblio, anche in teatri prestigiosi e dalla Rai. L’ultima occasione pubblica in cui venne eseguita musica di Eulambio avvenne nel 1969, a Gradisca: fu la “prima” di “Madamigella Figaro” ,scritta cinquant'anni prima. È quella l’ultima gioia della vita di Eulambio, che si spense alla solgia dei 93 anni il 4 gennaio 1974 in una malinconica ma dignitosissima solitudine.
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