«Gradisca salvi la colonna della Bruma»

GRADISCA. Dal 1865 nello spiazzo erboso davanti alla chiesa del Santo Spirito di Gradisca si erge una colonna. Che, pare, abbia i giorni contati al pari del giardino circostante. Dovrebbe lasciare lo spazio, assieme ad alcuni platani secolari, a undici parcheggi il cui progetto rappresenta una variante alla contestata realizzazione della rotonda del Mercaduzzo. La colonna sta in piedi per miracolo, è il caso di dirlo, giacché ricorda che in quel punto sorgeva l’antica chiesetta di Bruma, che secondo lo storico locale Luciano Alberton fu costruita nel 1465 con annesso cimitero. La chiesetta fu poi demolita nel 1615 e poi rifatta nel 1617. Infine, nel 1865, fu abbattuta definitivamente perché di fronte, dal 1857, c’era la ben più grande chiesa di Santo Spirito. La colonna sta in piedi per miracolo, si diceva, ma è meglio non abusare dei miracoli. Ai muratori che stanno lavorando alla rotonda e al parcheggio non si chiede la conoscenza di nozioni di storia, ma che proprio vicinissimo alla colonna abbiano posato una manufatto di calcestruzzo beh, diciamo che potevano stare un po’ più accorti. E se magari per spostare il manufatto con la ruspa la benna colpisse la colonna?
Torniamo ai parcheggi e a quattro distinti gradiscani, Luciano La Civita, Giorgio Zollia, Maurizio Gottardo e Vinicio Tomadin, storico quest’ultimo, i quali lanciano l’appello al sindaco Tommasini di soprassedere ai parcheggi. «Non servono - spiegano - perché a intervento ultimato sarebbero soltanto cinque gli stalli in più». Per cinque parcheggi val la pena sradicare platani e abbattere la povera colonna? No, ma ragioni ci saranno anche da parte avversa, ovvero dei progettisti della rotonda e dintorni.
Spiega Vinicio Tomadin: «Se il parcheggio dovesse essere realizzato alcuni cittadini di Gradisca hanno deciso di chiedere agli storici locali Luciano Alberton e il sottoscritto che da anni si occupano della storia delle chiese gradiscane, di inserire a perenne memoria nella pubblicazione che stanno preparando sulla chiesa di Bruma, un paragrafo dove si dice chiaramente che l’amministrazione comunale di Gradisca d’Isonzo guidata dal sindaco Franco Tommasini di nota famiglia brumarese, ha deciso di mutilare il giardino prospicente la chiesa di Santo Spirito e con quella la memoria storica delle due chiesette antiche che in quel sito esistevano, nonché del piccolo cimitero che le contornava e di cui è presente ancora a testimonianza di tutto ciò una maltrattata colonna con relativa basamento in pietra eretta nel 1865».
Come in tutte le vicenda non mancano i retroscena, una certa dose di dietrologia. Si sussurra che i parcheggi saranno funzionali a un’abitazione prossima a essere costruita; o che i fedeli avranno più comodità per recarsi alle funzioni e via di questo passo. Nella foto sopra si nota la colonna e, dietro, alcune vecchie case. Siamo, l’abbiamo detto, alla Bruma. Quelle case con molta probabilità sono il prodotto di rifacimenti e ampliamenti delle dimore appartenute al possidente Antonio Musmezzi, detto “Il pirata”, morto a Farra nel 1882 dopo aver subito il furto di parte del suo ingente tesoro accumulato nei suoi traffici in Turchia. L’anima di Musmezzi gironzola dannata dal 1957, quando fu demolito il suo mausoleo posto di fronte all’antica chiesa di San Nicolò a Monfalcone. Non si scherza con “Il pirata”; tanto che se dovesse essere davvero demolita la colonna oltre alla citazione suggerita da Tomadin si potrebbe aggiungere la maledizione del Musmezzi, avvezzo a tali pratiche tanto da trasformare il suo funerale in uno spettacolo blasfemo. Siamo forse andati fuori tema perché, sotto sotto, c’è poco da dire: caro sindaco di Bruma Tommasini, salvi la colonna e gli alberi e al diavolo cinque parcheggi in più.
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