Grado, il dramma della famiglia distrutta
di Tiziana Carpinelli
MONFALCONE A Grado non c'erano mai stati. Per loro, l'Isola d'oro, era una località balneare tutta da scoprire. Non sapevano, gli Hammer, che ad attenderli c'era la tragedia. Ignoravano che una tromba d'aria avrebbe spazzato via per sempre una parte della loro famiglia: il papà Nils Stale Hammer, 44 anni, e il piccolo Ola, di appena 3 anni e mezzo. Due vite strappate da un albero secolare, precipitato proprio su quella tenda dove venerdì notte avrebbero dovuto trovare riposo e invece hanno trovato la morte. Secondo quanto reso noto ieri dall'ambasciata norvegese a Roma, gli Hammer, residenti a Levanger, città del Nord-Trondelag, avevano preso in affitto un'automobile e intrapreso un viaggio lungo il Nord-Italia. Si erano fermati per qualche tempo anche sul lago di Garda. Per una settimana avevano soggiornato in albergo e poi si erano diretti verso Grado: un litorale che non avevano mai esplorato prima.
La meta li aveva evidentemente indotti a decidere di non soggiornare in un hotel, ma di ricorrere all’ausilio della tenda, che si erano portati dietro da Levanger. La scelta era quindi ricaduta sul camping «Al Bosco», perché era stato reputato un bel posto, tranquillo, adatto ai bambini anche per via dei grandi e numerosi alberi, che garantivano un certo refrigerio dalla canicola estiva. Quella di venerdì, stando ad altre fonti norvegesi, doveva essere la loro prima notte all’Isola d’Oro. Una notte che, per chi è sopravvissuto, sarà difficile da dimenticare.
La signora Hammer, assieme ai suoi tre figli superstiti - il gemello di Ola e altri due bambini di 8 e 10 anni - si trova ricoverata da sabato in una stanza del reparto di Pediatria situato al primo piano dell’ospedale di San Polo, a Monfalcone. Le condizioni di salute dei quattro pazienti non destano preoccupazione. Anche il piccolo Hammer, che nell’incidente avvenuto a Grado ha riportato delle lievi ferite, pare stare bene. Attorno a loro, comunque, fin dalle prime ore del ricovero si è stretto un rigido cordone sanitario. Impossibile parlare con la donna o con i familiari immediatamente giunti dalla Norvegia per tentare di prestare conforto ai parenti. Troppo grande il dolore davanti a una perdita così improvvisa e atroce. A un dolore di cui è impossibile dare misura e a un vuoto che li accompagnerà per il resto delle loro esistenze.
I medici del reparto di Pediatria che in queste ore si stanno prendendo cura della famiglia ieri hanno alzato un comprensibile muro di riserbo. «Non possiamo dire nulla - hanno commentato dottori e infermieri - ci atteniamo al protocollo dettato dalla direzione sanitaria e alla volontà degli Hammer». Nils Stale, 44 anni, nato a Oslo, lavorava per la Minoko, una società che si occupa di sviluppo del prodotto e del design. Oltre ai tre figli e alla moglie, l’uomo lascia l’anziana madre e due sorelle.
Le persone colpite dal lutto, come avviene in questi casi, vengono assistite dall’ambasciata norvegese a Roma, che da subito si è messa in moto per garantire loro tutto l’aiuto necessario, e dalla compagnia di assicurazione. L’ambasciata, in particolare, ha voluto sottolineare da Roma «il calore manifestato e la grande assistenza fornita sia da chi ha prestato soccorso che dalle autorità locali, le quali si sono prodigate molto nei confronti degli Hammer». Non solo: sabato Inge Stilling, la viceconsole in servizio a Trieste, si è personalmente recata a trovare la vedova e i suoi bambini.
«Non è ancora chiaro ciò che la famiglia farà - ha dal canto suo dichiarato l’ufficio stampa del ministero degli Affari esteri della Norvegia - ma la volontà espressa sarebbe quella di voler tornare a casa il più presto possibile». Frattanto, nel comune di residenza degli Hammer, vale a dire Levanger, è già scattata una prima forma di solidarietà alla famiglia colpita dal lutto: le autorità locali hanno infatti messo in moto una «kriseteam» per offrire sostegno alla donna e ai suoi bambini.
La tragedia, venerdì notte, si è consumata in una manciata di minuti, al camping «Al Bosco» di Grado Pineta. Davanti al «terremoto» della natura che si è di colpo scatenato, la famiglia norvegese ha disperatamente cercato una via di fuga. La donna ha avuto la prontezza di recuperare tre dei suoi bambini ed è riuscita a uscire dalla tenda. Suo marito Nils e il piccolo Ola no, non ce l’hanno fatta. E in un ultimo abbraccio d’amore, stretti l’uno all’altro, padre e figlio hanno trovato la morte.
Argomenti:tromba d'aria
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