Grande squalo bianco predatore che abitava le acque del golfo

È considerato il più grande pesce predatore del pianeta. Il suo nome scientifico è Carcharodon carcharias, la cui traduzione letterale è «pescecane dai denti aguzzi». Per tutti è semplicemente conosciuto come grande squalo bianco quale è per esempio Carlotta, l’esemplare conservato al Museo di storia naturale di via dei Tominz. Questo affascinante animale che ha ispirato testi letterari e trame cinematografiche, e nell'immaginario collettivo è stato spesso considerato un mangiatore di uomini, un tempo era di casa nel golfo di Trieste. Sembra incredibile a dirsi, ma gli squali bianchi popolavano in modo rilevante le acque dell'alto Adriatico: accadeva, a memoria d’uomo, nella seconda metà dell’Ottocento e fino ai primi anni del ventesimo secolo. Il motivo era strettamente collegato alle numerose tonnare presenti nell'area: ben 14 lungo il litorale triestino, cui si aggiungevano le venti posizionate nel golfo del Quarnero.
Gli squali bianchi, che normalmente abitano oggi gli oceani (coste di Sud Africa, Australia, Usa, Messico e Nuova Zelanda), raggiungevano le acque del nostro golfo per cacciare una delle loro prede preferite, i tonni per l’appunto. La loro era una presenza costante nell'Adriatico orientale: superiore, numeri alla mano, a tutto il resto del Mediterraneo. Dagli archivi risulta che le catture di squali bianchi nel Quarnero fossero 22 tra il 1890 e il 1909, mentre salite a 33 tra il 1872 ed 1890 (dato questo non ufficiale). Il Quarnero ma anche lo stesso golfo di Trieste erano dunque degli “hot spot” in fatto di presenze di questi grandi predatori del mare, e le coste dell'Alto Adriatico per caratteristiche e conformazione si adattavano bene alla loro attività di caccia.
«Gli squali bianchi sono animali a sangue freddo e prediligono in genere la fascia temperata, ma riescono ad adattarsi alle diverse situazioni ambientali per cacciare le loro prede» - spiega Andrea dall'Asta, naturalista dei Musei scientifici -. «Questo predatore in particolare, rispetto ad altre specie di squali, riesce ad ambientarsi anche in acque più fredde grazie a delle contrazioni muscolari che permettono di innalzare la sua temperatura corporea. La definizione di “mangiatori di uomini” ha il sapore della leggenda. Indubbiamente si nutrono di pesci che devono avere dimensioni adeguate alla loro stessa stazza: tonni dunque, ma anche foche o carcasse di balena. In sostanza la preda deve essere proporzionale al consumo di energia profuso per l'operazione di caccia».
Con il declino della pesca dei tonni, considerata infine poco redditizia, iniziò ad assottigliarsi la presenza dello squalo bianco nelle nostre acque. Negli ultimi anni gli avvistamenti si contano sulle dita di una mano. Gli squali bianchi a oggi sono presenti soprattutto nel Mediterraneo del Sud, in acque più calde come quelle al largo della Tunisia, di Malta o della Sicilia. Dalle nostre parti ci sono però altre specie di squali: quelli di fondo, di dimensioni decisamente più piccole, come il palombo, il gattuccio o lo spinarolo. Ma anche animali di dimensioni più consistenti, quali la verdesca, lo squalo grigio, lo squalo volpe e lo squalo elefante, specie quest'ultima che nuota in superficie e si nutre di solo plancton.
«Gli avvistamenti di squali bianchi nelle nostre acque sono oggi molto più rari, ma può capitare che magari alcuni animali più giovani facciano la loro comparsa per cacciare o semplicemente per scoprire nuovi territori» - afferma Milena Tempesta, biologa della Riserva Marina di Miramare -. «Normalmente gli squali cercano spazi più vasti e acque più profonde, ma l'Adriatico è un mare pescoso e ricco di sostanze nutritive che ben si adatta alle loro caratteristiche. Il fatto interessante è che per alcune specie, come la verdesca o lo squalo grigio, questo mare rappresenta un ambiente ideale per la loro riproduzione, in quanto abbondante di cibo e con acque basse. Va detto peraltro che un mare senza predatori è un mare più povero, che porta a disequilibri nella catena alimentare e nell'intero ecosistema marino».
Lo squalo bianco oggi è una specie protetta e dunque fortemente a rischio: da predatore si è giocoforza trasformato in una preda che lotta per la sua stessa sopravvivenza.
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