Gretta, sventrata la casa dell’orrore

Modifiche al progetto imposte dalla Soprintendenza: slitta la riqualificazione dell’area di via Gemona dove fu ucciso Novacco
Di Pierpaolo Pitich
Lasorte Trieste 18/09/12 - Gretta, Case Via Gemona, Via Gradisca
Lasorte Trieste 18/09/12 - Gretta, Case Via Gemona, Via Gradisca

Edifici completamente sventrati, con porte e finestre che non esistono più. Scatole vuote che insieme agli alberi spogli del giardino circostante, conferiscono al tutto un’aura irreale e spettrale. Si presenta così il complesso degli alloggi Ater di via Gradisca e via Gemona, situato nel cuore di Gretta, dove è stato programmato un corposo intervento di riqualificazione. Un quartiere ormai disabitato dal 2008, ma diventato tristemente famoso dopo che, nell’agosto del 2011, in uno di quegli appartamenti, si è consumato l’omicidio di Giovanni Novacco, uno dei delitti più efferati che Trieste ricordi. La zona è ancora completamente transennata, con gli ingressi protetti da grossi lucchetti. Davanti alle abitazioni cumuli di mattoni e detriti. Alcuni giorni fa gli operai erano al lavoro proprio al civico 5 di via Gemona, per la rimozione dell’amianto e di altri materiali specifici da avviare a discariche differenziate: il rumore dei martelli pneumatici risuonava all’interno di quella che ormai per tutti è diventata la casa degli orrori.

Sulla strada ci sono ancora dei mazzi di fiori, ormai rinsecchiti, a ricordare quella notte di violenza e di sofferenze. Quelle cinque palazzine sono destinate a essere demolite: al loro posto sorgerà un nuovo complesso residenziale. Un intervento da 13 milioni di euro, finanziato dai fondi regionali previsti per i recuperi edilizi, che sarà completato, se tutto andrà per il verso giusto, soltanto nel 2017. Intanto però si sono accumulati alcuni mesi di ritardi nei lavori, a causa del veto posto dalla Soprintendenza sul nuovo progetto di riqualificazione, giudicato non in linea con la situazione preesistente. «Abbiamo raccolto quelle che sono state le indicazioni della Soprintendenza e ci siamo adeguati apportando delle modifiche al progetto originale - spiega Giorgio Ceria, direttore dell’Ater -. Siamo intervenuti sulle linee di fabbrica e sulla cubatura degli alloggi: meno unità abitative ma maggiori metrature, al fine di migliorare l’aspetto del quartiere e riqualificare l’intero rione di Gretta».

In sostanza dunque, come precisa Claudio Bertolo, responsabile dei lavori, le nuove palazzine che sorgeranno sulle ceneri di quelle esistenti non andranno a incidere sulla disposizione volumetrica esterna del complesso, ma ci sarà invece una redistribuzione interna degli spazi: rispetto ai quasi 150 alloggi attuali di circa 35 metri quadrati l’uno, saranno ricavate una novantina di nuove abitazioni, con metrature più ampie, dai 40 ai 60 metri quadri. Appartamenti realizzati con moderne tecnologie, dai pannelli solari all’impianto di riscaldamento ad alto rendimento, passando per l’isolamento termico e acustico, mentre non mancheranno spazi verdi e una serie di parcheggi, sia in superficie, sia sotterranei. I lavori di demolizione e di ricostruzione partiranno però solo tra alcuni mesi, dopo il via libera della Soprintendenza e l’aggiudicazione della gara di appalto. Gretta insomma deve ancora aspettare per veder finalmente cambiato il volto del proprio rione: quella che invece non sarà mai cancellata, sarà la ferita lasciata in eredità da quella notte di follia che nessuno ha intenzione di dimenticare.

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